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Belluno, 2 Febbraio 2012

È con vivo piacere che leggo casualmente di questa ricorrenza durante un viaggio di lavoro a Rovereto. Mi auguro di poter stringere un giorno la mano di quest'Uomo. E mi associo idealmente con affetto e sconfinata ammirazione agli auguri di chi gli vuole bene, o lo abbia incontrato nella vita. Professionale o no.

Ed è (anche) per questo che ho allestito questa pagina.
Sandro Canestrini attraverso la pubblicazione della sua arringa che svolse in 16 ore a L'Aquila e opera fortemente voluta da quell'altro umile eroe ertano Guglielmo Cornaviera che il 9 ottobre ce l'aveva già nel destino, essendoci nato.

L'Avvocato ha dato al mondo assieme ai libri di Tina Merlin e del suo collega Mario Passi uno dei testi secondo me IMPRESCINDIBILI per poter accostarsi al tema della più grande - e misconosciuta - STRAGE di MAFIA di QUESTO PAESE col concorso attivo e passivo di organi dello Stato.

Onore ai Giusti, onore perciò a Sandro Canestrini. Un Uomo di Giustizia e Diritto, e un esempio universale. Nel senso più alto di questi termini. Non è retorica: è un FATTO.

Tiziano Dal Farra - via Monte Grappa, 201 - 32100 Belluno

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0 Sandro Canestrini compie 90 anni venerdì 3 febbraio, essendo nato nel 1922.
0Con assoluta semplicità, il giorno dopo, sabato 4 alle ore 11, incontra gli amici di sempre al "Due colonne" di piazza Podestà a Rovereto, il più tipico locale "tirolese" nella città trentina che più ha sentito l'influenza veneziana. Questo incrocio di storie e di culture gli è proprio connaturato e lo ha contraddistinto per tutta la vita (non a caso vivendo a cavallo tra Rovereto ed Egna-Neumarkt).
Ci vorrebbe un libro intero per raccontarla, la sua vita. Ma intanto è bello poterlo oggi salutare da vivo, anche a nome dei tanti che l'hanno stimato, conosciuto e amato negli ambienti più diversi. E non doverlo ricordare 'post mortem', come troppo spesso accade con queste grandi personalità che hanno segnato la storia trentina e Sudtirolese.

Ma egli è arrivato anche molto al di là dei nostri confini regionali, fino a L'Aquila (processo per la strage del Vajont: un "Genocidio di poveri"come lui l'ha definito), fino a Palermo (per il primo maxi-processo di mafia), fino a Milano (per il processo agli attivisti Sudtirolesi dopo la "notte dei fuochi"), fino a Padova (per gli innumerevoli processi nel tribunale militare) e in tante altre città e sedi giudiziarie italiane.

Dovunque ci fosse da difendere un operaio o un sindacalista, uno studente o un obiettore di coscienza, un militante pacifista o la vittima di una strage (anche quella di Stava), dovunque ci fosse da affermare in un'aula di Tribunale o di Corte d'assise i diritti costituzionali, la libertà di opinione o di manifestazione, dovunque ci fosse da difendere i diritti civili e i diritti umani conculcati, lì Sandro Canestrini c'è sempre stato.

0Molte volte da solo, sfidando anche l'impopolarità (come fu per la difesa dei Südtirolesi negli anni '60), tante altre volte coinvolgendo nelle proprie battaglie giudiziarie, oltre ai trentini, roveretani e rivani, avvocati "convocati" (starei per dire, "amichevolmente precettati") da tante altre città italiane, da Verona (De Luca e Todesco) a Bolzano (Lanzinger e Fedele), da Venezia (Battain e Scatturin) a Gorizia (Battello) e Trieste (Maniacco); da Milano (Spazzali e Piscopo) a Torino (Bianca Guidetti Serra), e via elencando (molti altri nomi sarebbero da ricordare).

È stato questo un lungo percorso ideale e militante, che ha attraversato tutta Italia e che ha segnato un'intera stagione di "processi politici" memorabili, di cui anche molti magistrati (con cui si confrontava e scontrava nelle aule in modo aperto e leale) sono stati testimoni. Co-fondatore dello "Giuristi democratici ", Sandro Canestrini infatti è sempre stato partecipe anche delle battaglie per la democrazia e l'impegno costituzionale che hanno caratterizzato i settori più aperti e sensibili della magistratura, fin dai tempi di Bianchi d'Espinoza a Milano e poi di decine e decine di magistrati che hanno pagato anche personalmente le scelte difficili fatte in epoche di conformismo e di repressione.

Laureatosi con Norberto Bobbio a Padova, dopo aver partecipato alla resistenza antifascista e antinazista e dopo aver fatto parte del Partito comunista (da cui si staccò all'inizio degli anni'60), stabili un rapporto molto stretto col Movimento studentesco di Sociologia, insieme a Livia Battisti (la figlia di Cesare, con la quale condusse molte battaglie democratiche), col movimento operaio e sindacale, col Movimento nonviolento di Aldo Capitini (e poi di Mao Valpiana), diventandone anche presidente onorario, e sapendo confrontarsi anche col mondo cattolico "conciliare" (ricordo un suo dialogo pubblico, al Cinema Dolomiti di Trento, col vescovo Gottardi).

Ma negli anni '60 seppe andare controcorrente anche in Alto Adige/Südtirol, difendendo gli imputati nel processo di Milano e poi stabilendo uno stretto rapporto di collaborazione con l'allora giovanissimo Alexander Langer, in piena sintonia col suo impegno per il dialogo e la convivenza inter-etnica. L'antimilitarismo pacifista aveva portato Canestrini il 3 novembre 1969 a contestare la venuta a Trento del presidente Saragat, nell'anniversario della prima guerra mondiale, e poi, negli anni '70, a partecipare con i radicali di Marco Pannella alle marce antimilitariste che attraversavano il Nord-Est per giorni e si concludevano davanti al carcere militare di Peschiera.

E mentre nel 1962, da consigliere provinciale-regionale del Pci si era opposto alla fondazione dell'università tramite l'Itc, temendo il rischio di una ristrettezza politica e culturale, ha saputo poi ricredersi, diventando uno degli interlocutori privilegiati proprio del movimento di Sociologia. E quando con Alexander Langer fondammo "Nuova sinistra" in Trentino e "Neue Linke-Nuova sinistra" in Alto Adige/Sùdtirol, Sandro Canestrini accettò la nostra proposta di esserne capolista a Trento, diventandone il primo eletto a seguito di una vittoria clamorosa, che cominciò a cambiare il panorama politico del Trentino e del Sudtirolo.

Nel 1992 è stato nominato "Trentino dell'anno' nel 1993 è stato insignito della "Ehrenkranz" da parte del Sùdtiroler Schützenbund, nel 2003 gli è stata attribuita la cittadinanza onoraria di Erto e Casso (Vajont), nel 2006 gli è stato assegnato il "Verdienstkreuz" dal Land del Tirolo. In quella occasione ha detto: "Durante tutta la mia esistenza mi sono battuto per la libertà, la fratellanza e la giustizia, talvolta in compagnia di altri, talvolta da solo".

Di Alexander Langer ha sempre conservato un ricordo vivo: "Da lui ho imparato a cercare sempre il meglio dell'una e dell'altra parte, che nella nostra regione significa prendere il meglio della cultura italiana e della cultura tedesca". E ancora, rivolto agli avvocati più giovani ha ammonito: "E' giusto lavorare, ma è soprattutto importante avere degli ideali".

Ecco, Sandro Canestrini agli ideali ha mantenuto fede per tutta la vita, a volte a costo di qualche contraddizione, di incomprensioni o di impopolarità, ma è arrivato a questi straordinari 90 anni carico di onore e circondato di rispetto e di gratitudine.

Il Trentino e l'Alto Adige/Südtirol gli sono grati di aver onorato fino ad oggi questa nostra terra con la sua testimonianza, col suo impegno, con la sua generosa dedizione a quelle"cause perse' che lui ha saputo rendere vincenti non tanto per sè, ma per tutti coloro che in quegli ideali di libertà, fratellanza e giustizia continuano a credere.

--> di Marco Boato - Articolo pubblicato sul quotidiano "L'Adige" del 1 febbraio 2012

gli avvocati Canestrini e Tosi, col Giudice Fabbri, a Belluno, 2010

Auguri a Canestrini - Patriota della Costituzione

«La patria per me è la Costituzione ».
0Così, Sandro Canestrini aveva risposto a una domanda degli studenti del Milani dopo due ore di discussione. Un motto che ciascun italiano farebbe bene a scolpire nel cuore della propria coscienza. L'«avvocato» Sandro Canestrini compie 90 anni. Per «la Patria» ha combattuto come giovane partigiano, componente del CLN di Rovereto. Famoso il suo spericolato recupero di un milione di lire del fondo segreto di un industriale rivano, con la casa presidiata dai nazisti. Sandro Canestrini è socio 'ad honorem' della direzione dell'Anpi del Trentino e ne siamo orgogliosi.
Libertà, democrazia, pace, dignità della persona, giustizia sociale, sono da sempre la bussola del suo pensiero, della sua parola e della sua azione. Una testimonianza etica, prima ancora che sociale e politica: una coerenza di vita straordinaria.

Ha studiato a Firenze con La Pira e Calamandrei e si è laureato con Bobbio. Con Terracini, Basso, Guidetti Serra è stato tra i fondatori dell'Associazione «Giuristi Democratici».

Sandro ha sempre considerato la sua professione di avvocato come un «impegno militante» a favore dei più deboli e contro il potere dominante. Celebri le sue numerose battaglie forensi a favore delle vittime di mafia, di quel «genocidio di poveri» che fu la tragedia della diga del Vajont, delle vittime, di Stava, dei sopravvissuti della risiera di S. Saba, degli obiettori di coscienza, degli studenti, degli operai del movimento studentesco e sindacale. E fece discutere la scelta di difendere alcuni Sudtirolesi protagonisti degli attentati ai tralicci, denunciando anche la violenza poliziesca durante i loro interrogatori.

A Sandro fu riconosciuta la « Croce ai Merito dei Tirolo» «per il costante impegno in favore dei diritti dell'uomo». Consigliere comunale e regionale prima per il Pci, poi per 'Nuova Sinistra' è diventato un convinto fautore della non violenza.

A Sandro, auguriamo ancora tanti giorni come questo. Oggi, più che mai, abbiamo ancora bisogno di «patrioti della Costituzione» come lui. Ne abbiamo bisogno per dare speranza alla nuova generazione e per un'Italia migliore.

Tanti auguri Sandro!

Sandro Schmid - presidente Anpi del Trentino

(da "Il Trentino" del 1 febbraio 2012 - Lettere)

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Canestrini, un uomo di grandi passioni

- di LUIGI SARDI -

Sessant'anni di storia vissuta nell'universo giuridico e nella, a volte controversa, milizia delle piazze e delle tribune. Dai giorni della Liberazione fino all'inevitabile abbandono dettato dal trascorrere del tempo.
Sandro Canestrini, avvocato, tribuno, uomo di grandi passioni, compie novant'anni.
Si torna indietro con la memoria al Vajont, al crollo prevedibile e previsto della roccia dal Monte Toc nelle acque del bacino artificiale creato dall'enorme diga: scatenò un'ondata che cancellò i paesi di Longarone, e le frazioni di Erto e Casso uccidendo 2.000 persone. Sul Lago di Garda, a Castelletto di Brenzone, nel lindo e silente cimitero delle suore, quattro tombe ricordano quattro sorelle maestre d'asilo a Longarone uccise in quella tremenda sera. Era il 1963, era il 9 ottobre e, sulla soglia del mezzo secolo, il Vajont è ormai un ricordo lontano.

Canestrini affrontò nel nome delle vittime la via della Giustizia disseminata d'ostacoli. Per esempio: Giovanni Leone, Presidente del Consiglio dei Ministri dell'epoca e famoso avvocato, si precipitò a Longarone garantendo ai superstiti la presenza dello Stato. Invece difese i responsabili del disastro sostenendo la tesi della imprevedibilità della catastrofe e lo Stato, nel tentativo di scoraggiare i sopravvissuti che chiedevano giustizia, ipotizzando possibili disordini spostò il processo addirittura a L'Aquila.

Canestrini nel suo libro «Vajont, genocidio di poveri» esaminò la decisione della Corte di Cassazione dove si legge come il dolore dei superstiti avrebbe potuto turbare l'ordine processuale a Belluno" sede del tribunale competente al giudizio, perché «le popolazioni sono tormentate dalla convinzione dell'origine non naturale dell'evento» e pertanto, tale convinzione potrebbe influenzare i giudici naturali, appunto quelli di Belluno, contro gli imputati. Amaramente annotò che nel processo «non rimaneva che l'ombra vana» di quel disastro; i giornali ritirarono gli inviati speciali con la giustificazione che - si era nell'autunno del 1969 - non faceva più notizia, «e sulle strade di quella città e nel Palazzo di Giustizia, si vide l'esodo dal Veneto all'Abruzzo di un popolo decimato, senza casa, senza terra, senza speranza».

«L'ombra vana» rimase anche nel primo dei due disastri del Cermis, quello del 9 marzo del 1976 ed ecco, quando anche quel processo finì nell'oblio, la voce tonante di Canestrini si levò a difendere Carlo Schweizer 'il macchinista senza patente', sul quale una sapiente regìa aveva fatto ricadere ogni colpa. Era il 12 novembre 1979 quando davanti alla Corte d'Appello di Brescia comparve l'ultimo anello, il più debole, il famoso "straccio che vola». Tutto ha l'aspetto di una noiosa formalità perche sulla tragedia e già calato il velo dell'oblìo.
Canestrini lo assisté perché difendendo Schweizer esaltò una verità processuale disattesa. C'è qualche cosa di assurdamente comico in quel giudice che di fronte a un imputato nato a Vienna e con un cognome tedesco, diceva con sincera preoccupazione e un po' d'affanno: «Lei capire, o nein?».

0 Poi arrivarono i giorni di Stava, la struggente attesa di una sentenza memorabile, questa senza «ombre vane», ben diversa da quella de L'Aquila e di Brescia perché i giudici di Trento cancellarono ogni sentore di ostacolo, di furbizia. Moltissimo lo si deve alla saggezza di quei magistrati; ma molto anche all'impegno di Canestrini.

Nel mezzo la lunga militanza politica. Dalla vicenda dell'Aeromere vissuta alla fine degli anni Cinquanta come consigliere regionale del Pci, alia grande battaglia per il divorzio affrontata con passione soprattutto nel Trentino all'epoca roccaforte della Democrazia Cristiana contraria a quella scelta di libertà. Prevalse il tribuno, il Canestrini focoso, l'uomo assetato di democrazia e libertà di pensiero, quella che lo guidò nel processo che lo vide difensore dei tirolesi accusati - siamo agli inizi degli anni Sessanta - per gli attentati commessi in Alto Adige e che a loro volta, accusavano di essere stati picchiati dai carabinieri. Una pagina difficile che continua ad affiorare nella storia del Südtirolo. E poi c'è il blocco, la data è il 3 novembre del 1968, del corteo del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat in visita ufficiale a Trento nel cinquantesimo anniversario della Vittoria, fatto che sorprese, anche amaramente, l'Italia intera con Canestrini a pronunciare la frase: "Coloro che hanno lottato per l'idea socialista" e il socialdemocratico Saragat «non dovrebbero celebrare guerre e commemorare vittorie militari».

C'è anche l'epoca dei 'sit-in' nelle piazze della città con Mauro Rostagno, Marco Boato, il sindacalista Giuseppe Mattei e gli studenti di Sociologia nell'epoca del Sessantotto prima gioioso poi violento, culminato nella gogna di Andrea Mitolo e Gastone Del Piccolo in quel 30 luglio alla Ignis di Spini di Gàrdolo che vide Canestrini difendere militanti di estrema sinistra. In mezzo la strage di Piazza Fontana che ferì il cuore della Nazione disseminandola di veleni, di odi profondi che portarono alle Brigate Rosse, fino alla tragedia di Via Fani e all'assassinio di Aldo Moro.

Tempi di barricate anche giudiziarie, di processi memorabili in perenne lotta contro il Codice del Guardasigilli Alfredo Rocco: per esempio quelli per «delitti di opinione» imputati a Giuseppe Raspadori, Paolo Sorbi, Claudia Rusca, Giorgio Cavanna e poi la memorabile vicenda dell'Enciclopedia Sessuale dell'editore Mondadori sequestrata nella biblioteca di una scuola media per ordine del sostituto procuratore della Repubblica di Trento Carlo Alberto Agnoli che lacerò un Trentino bigotto e sbigottito.

Ancora l'impegno a Palermo, siamo nella primavera del 1986, nella lotta alla mafia mirabilmente riassunta il 2 marzo di quell'anno sulle pagine di 'Vita Trentina' nell'intervista fatta da Vittorio Cristelli, e la difesa di Dario Fo, arrestato a Sassari e tenuto in carcere per 48 ore per 'resistenza a pubblico ufficiale', in verità perché non si voleva permettere la sua rappresentazione teatrale.

Forse l'ultima epoca è stata quella dei processi agli assassini in divisa, i responsabili delle stragi naziste tardivamente scoperte dalla giustizia italiana. Pochi giorni fa, alla vigilia del 'Giorno della Memoria', la RAI ha mostrato un documentario, capolavoro di arte giornalistica, sul processo - tardivo perché celebrato alla metà degli anni Settanta - sull'unico campo di sterminio nazista in Italia: la Risiera di San Saba mostrando Canestrini che incalza un testimone reticente. Un momento di giustizia, anche se vana, destinato a colpire gli «armadi della vergogna» dove erano state sepolte le storie delle stragi naziste compiute in Italia.

Nel gennaio del 1988 quando si cantava sempre meno «Bandiera rossa io la voglio sì», Canestrini intervistato dal giornale 'Alto Adige' sul tema di un Pci che si andava sfaldando rispose: «La domanda potrebbe essere definita terribilmente imbarazzante e addirittura canagliesca. Continuo a interrogarmi; qualcuno mi ha domandato cosa diavolo sono io adesso e io mi sono definite un 'rosso-verde'. Non posso dimenticare il 'rosso', con una serie di piaghe che le leccate affannate di questi anni non sono riuscite totalmente a rimarginare. Vengo da una lunga militanza politica... ».

Fonte: "L'Adige" quotidiano del Trentino, venerdi 3 febbraio 2012

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Sciacalli, chiamarono quelli come l'Avvocato Canestrini...

(... "Sciacalli" ... clicca sulla foto... )

All'Avvocato roveretano gli auguri dell'Anpi e del presidente Dorigatti

IL COMPLEANNO - Sandro Canestrini, 90 anni vissuti con fierezza

0Oggi ne compie 90 l'Avvocato Sandro Canestrini, uno dei grandi vecchi che hanno segnato la storia della città e non solo, sia dal punto di vista politico, sia sotto il profilo dell'avvocatura. Novant'anni di vita vissuti con fierezza delle proprie radici storiche, familiari e politiche. Fiero del proprio antifascismo e delle battaglie condotte in prima linea per i diritti di tutti.

L'Avvocato sarà festeggiato in realtà domani presso l'osteria «Due colonne» in piazza Podestà, alla presenza del mondo della politica roveretana e del mondo della giustizia.
All'avvocato sono arrivati gli auguri del presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti e dell'Anpi, l'Associazione nazionale dei partigiani di Trento, tramite Mario Cossali che ha voluto ricordare le sue battaglie. «Per noi dell'Anpi è il compagno Sandro Canestrini, impegnato nell'attività clandestina del CLN a Rovereto» ricorda l'Anpi.Dopo essersi laureato in giurisprudenza con Norberto Bobbio a Padova, iniziò la professione di avvocato dal 1948 sforzandosi sempre di lìigrave; in avanti di coniugare l'impegno politico con l'impegno professionale.

E' stato consigliere comunale e consigliere regionale, per il Pci e per 'Nuova Sinistra/Neue Linke', e la sua storia è legata ad una serie di processi memorabili, entrati a far parte della costituzione materiale del nostro Paese: il processo delle cosiddette 'macchie blu' della Montecatini di Mori (che contribuì a definire il principio di causalità nel diritto penale così come oggi è inteso), quello contro i "terroristi tirolesi" e quello per il disastro del Vajont; il processo per la frana di Stava, il primo maxiprocesso contro la mafia a Palermo, quello in difesa dei sopravvissuti al lager nazista della risiera di San Saba a Trieste e quello contro il boia nazista del campo di concentramento di Bolzano Michael Seifert, per non parlare delle innumerevoli difese di operai, studenti, sindacalisti, obiettori di coscienza e fiscali.

«Per me - ha detto due anni fa in un incontro pubblico Sandro Canestrini - la professione di avvocato è una missione, un impegno militante contro il potere. Sono stato partigiano ma ora ho scelto la nonviolenza. Ho creduto un tempo alla necessità della forza violenta per combattere il fascismo e il militarismo, ma poi l'esempio di tanti compagni, la testimonianza degli obiettori incarcerati, mi hanno persuaso della superiorità della nonviolenza. La mia è stata una maturazione intellettuale, non fideistica o religiosa, e oggi sono convinto che nella storia solo la nonviolenza può portare delle profonde trasformazioni sociali di liberazione».

Il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti ha espresso i suoi «più sinceri auguri di buon compleanno: "Sandro non ha mai avuto paura di andare controcorrente, non per il gusto sterile del ribellismo, ma per la voglia di guardare oltre le apparenze e gli steccati ideologici. Ancora oggi i suoi interventi non sono mai banali e, al contrario, rappresentano interessantissimi spunti di riflessione per tutti i trentini".
Tanti auguri, avvocato Canestrini, ci sono ancora molte sfide da vincere!".

Fonte: "Il Trentino" quotidiano, venerdi 3 febbraio 2012


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Schützenbund gratuliert Dr. Sandro Canestrini zum 90. Geburtstag - ein Leben lang Kämpfer für die Gerechtigkeit

Kategorie: Südtiroler Schützenbund
Von: SSB - Online Team
Donnerstag, 02. Februar 2012

BOZEN - Der Südtiroler Schützenbund wünscht dem gebürtigen Rufreiter Rechtsanwalt Dr. Sandro Canestrini alles Gute zu seinem 90. Geburtstag und drückt ihm seine Hochachtung für sein Lebenswerk aus.

Sandro Canestrini, der bereits während des II. Weltkriegs im Widerstand gegen die Nationalsozialisten gekämpft hatte, wurde schon 1993 "für seine Verdienste um die Verteidigung der demokratischen Bürgerrechte" mit dem Ehrenkranz des Südtiroler Schützenbundes ausgezeichnet. 1992 wurde Canestrini zum "Trentino dell'anno" gekürt, und 2006 wurde ihm "für seinen tätigen Einsatz um die Menschenrechte" das Verdienstkreuz des Landes Tirol verliehen.

Canestrini hat Zeit seines Lebens tirolische Grundwerte gelebt; er verkšrpert nach wie vor jenen Tiroler Menschenschlag italienischer Zunge, von dem man sich wünscht, dass es mehr geben sollte. Unvergessen bleiben sein Auftritt bei der Kundgebung "Gegen Faschismus - Für Tirol" am 8. November 2008 in Bozen, bei welcher er als italienischer Mitbürger allen faschistischen Denkmälern jede Existenzberechtigung absprach.

Dr. Sandro Canestrini hat sich ein Leben lang für die Minderheiten und für die Ausgegrenzten stark gemacht: als Mitglied von Amnesty International, als Vorsitzender des "Movimento per la pace", und vor allem als erfolgreicher Strafverteidiger in vielen gro§en Prozessen der Justizgeschichte Italiens, nicht zuletzt als Anwalt der Südtiroler Freiheitskämpfer beim Mailänder Prozess.

Mjr. Elmar Thaler - Landeskommandant

Fonte originale web





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Un tempo, leggevi queste cose e ti trovavi su www.vajont.org.
Poi sbucarono - e vennero avanti - i delinquenti, naturalmente quelli istituzionali ....


Ai navigatori. Queste sono tutte pagine "work-in-progress" (modificabili nel tempo) e puo' essere che qualche link a volte non risulti efficiente, soprattutto quelli obsoleti che puntano (puntavano) a dei siti web esterni. Scusate, e eventualmente segnalatemelo indicandomi nella mail la pagina > riga > link fallace.

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Ritagli di giornali, motivazioni e libere opinioni, ricerche storiche, testi e impaginazione di Tiziano Dal Farra - Belluno
(se non diversamente specificato o indicato nel corpo della pagina)

« VOMITO, ERGO SUM »

Fortogna:
nella foto sotto, il *Giardino delle bestemmie* attuale, un fal$o TOTALE dal 2004: un falso storico, fattuale, e ASSOLUTAMENTE IMMORALE da 3,5 mln di Euro. Un FALSO TOTALE e oggettivo - a cominciare dai FALSI cippi «in marmo di Carrara» - targato *sindaco De Cesero Pierluigi/Comune di Longarone 2004*.
Oggi questo farlocco e osceno «Monumento/sacrario» in località S. Martino di Fortogna riproduce fedelmente in pianta e in miniatura, come un parco "Italia" di Viserbella di Rimini, il campo "B" del lager nazista di Auschwitz/Birkenau. Fantastico, no? ed e' la verita' verificabile ma se solo ti azzardi a dirlo o far notare le coincidenze, sono guai. $eri. Perché... qui in Italia, e soprattutto in luoghi di metàstasi sociale e interessi inconfessabili come la Longarone 'babba' ... «la Verità si può anche dire. Ma però che non ci sia nessuno che l'ascolti (o legga!)»

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Ma tutto deve andare come da copione, in Longar-Corleone. Dal dicembre del 1964 qui è così: lo mise nero su bianco gente colle spalle ben più larghe delle mie, e in tempi non sospetti:

«E' quasi come in Sicilia, mi creda; a Longarone si configurano gli elementi tipici della mafia. Non è questione di partito 'A', o 'B'; c'è un determinato giro fatto di poche persone all'interno del quale non entra nessuno. Il potere è in mano a costoro, cinque o sei persone a Longarone, e poi qualche diramazione fuori, cioè altre persone nei posti giusti, perché un sistema del genere non può sopravvivere se non c'è corruzione».
Fonte: Giampaolo Pansa, sul Corriere della Sera del 9 ottobre 1973; sta riportato sul libro della Lucia Vastano. LIBRO CONSIGLIATISSIMO.