Maurizio Reberschak :
[Questo libro è...]
Una proposta di strumento per un utilizzo didattico nelle scuole. Ma soprattutto un primo passo sul piano della conoscenza di un problema e di un periodo con cui gli studi poco si sono confrontati. Perché, se sul Vajont da qualche anno qualche elemento di cultura si è acquisito, sul «dopo Vajont» ancora poco si è appreso e scarse sono le riflessioni sia specifiche che complessive. Lo stesso apparato iconografico, ormai abbondante sulla catastrofe, non è di facile reperibilità sul «dopo Vajont».
[E quindi costituisce]
(...) un primo tentativo, ci si misura con una realtà di conoscenze da approfondire, si fanno i conti con aspetti a volte poco noti. E come tutti gli avvii iniziali, il risultato non può essere che relativo, parziale, limitato. Ma è un inizio, una prima volta, e come tale va preso. Una prova. Con l'augurio che altri riprendano in mano i suggerimenti. (pag. 25)
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Lo storico deve porsi anche un altro obiettivo: quello cioè di essere promotore di archivi, di raccogliere lui stesso documenti, o meglio di farsi promotore di un corpo molteplice di archivi in grado di fornire documentazioni da mettere insieme più che in una stessa sede fisica in un orizzonte di conoscenze che possano valersi di strumenti unificatori come ad esempio l'elaborazione, la diffusione informatica a portata di tutti.
      Un archivio del Vajont dunque dovrebbe rispondere a questi criteri. (pag.379)
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(...) Ed è evidente, come detto all'inizio, che la documentazione indicata rappresenterebbe il punto, o meglio i punti di riferimento di un sistema di archivio diffuso, che troverebbe la sua unificazione in una sede centrale di riferimento, deputata a svolgere una funzione di coordinamento e di promozione delle ricerche. Solo una parte essenziale dei documenti potrebbe essere digitalizzata e messa a disposizione in una sede centrale. Ma la massa documentaria dovrebbe trovare spazio nell'unico luogo attualmente deputato per l'operazione progettata, la rete: solo il «network on line» infatti potrebbe mettere a disposizione di tutti questo «patrimonio dell'umanità». (pag. 398)

"La conservazione degli atti corrisponde ad un bisogno dell'umanità,
bisogno che l'ignoranza potrà pur calpestare, ma sopprimere mai"
.

---[ Vajont.info raccoglie ben volentieri questo AUTOREVOLE INVITO, e ne fa una MISSIONE. Da anni.]---

IL VAJONT DOPO IL VAJONT, 1963-2000

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INDICE

IL VAJONT DOPO IL VAJONT - 1963/2000
NOTA: gli articoli sottostanti e le relative recensioni/addendum verranno aggiunti e aggiornati secondo disponibilità e mia possibilità di accesso alla rete. Ove il capitolo richiesto risulti al momento assente, il link provvisorio rimanda alla mia 'letteratura in alternativa' disponibile sull'argomento.

   

.: @ @ @ @ @ @ @ :.

17 Il Vajont dopo il Vajont, di Maurizio Reberschak
[LEGGI il saggio]

29 Il Vajont come metafora della «nazione infetta», di Daniele Ceschin
[LEGGI il saggio]

51 La «nuova città» e la sua gente: un difficile percorso dal 1963 a oggi, di Luciana Palla
[LEGGI il saggio]

91 La popolazione di Longarone, 1951-2001, di Fiorenzo Rossi
[questo per favore LEGGILO in biblioteca, o compra il tomo*]
[* = a insindacabile giudizio del curatore di queste pagine, il pezzo è umanamente illeggibile e pertanto, assumendosene ogni responsabilità, lo scrivente non intende riproporre a terzi inermi il profondo sconforto e lo smarrimento provato in quest'esperienza prima di poter arrivare alla fine della terza pagina. Amen.
Magari risulterà potabile agli *statistici puri*, che sempre a parere insindacabile di chi scrive, poco o nulla e sempre meno - nelle loro 'opere' - hanno a che vedere con gli esseri umani. Anche in senso lato. ]

135 L'economia: dalla tragedia alla rinascita, di Giorgio Roverato
[LEGGI il saggio]

167 Identità perduta e assenza dell'urbanistica, di Pier Luigi Cervellati
[LEGGI il saggio]

185 Vicende di amministrazione locale tra centro e periferia (1963-1999), di Ferruccio Vendramini
[LEGGI il saggio]

251 I vissuti religiosi nella tragedia del Vajont, di Gianmario Dal Molin
[LEGGI il saggio]

293 Memorie e dolore a 45 anni di distanza.
Le conseguenze a lungo termine sulla salute psichica e fisica dei sopravvissuti, di Cristina Zaetta, Angela Favaro
[LEGGI il saggio]

329 Gli alfabeti della consolazione. Elementi per una «letteratura del Vajont», di Francesco Piero Franchi
[LEGGI il saggio]

341 Macabro e pietas: la rappresentazione del disastro, di Carlo Montanaro
[LEGGI il saggio]

351 Il dopo Vajont a scuola. Dalla storiografia all'insegnamento, di Ivo Mattozzi
[LEGGI il saggio]

375 Vajont. Un archivio diffuso, di Maurizio Reberschak
[LEGGI il saggio]

495 L'Archivio Vajont. Inventario, di Giovanna Lippi, Daniela Nardecchia
(Giovanna Lippi è una vittima del sisma aquilano del 6 Aprile 2009, n.d. Tiziano Dal Farra)
[LEGGI il saggio]

Questo libro, voluto dall'amministrazione comunale di Longarone, è stato realizzato grazie al generoso contributo della Regione del Veneto in occasione del 45esimo anniversario della tragedia del Vajont, le cui manifestazioni commemorative si svolgono sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio della Regione del Veneto e della Provincia di Belluno.

Le didascalie dell'inserto fotografico si devono a Simonetta Simonetti

© 2009 by Marsilio Editori ® s.p.a. in Venezia - www.marsilioeditori.it

Prima edizione: aprile 2009 - - - ISBN 978-88-317-9659

Realizzazione editoriale: in.pagina s.r.l., Mestre-Venezia

Il Vajont dopo il Vajont. Basterebbe il titolo per capire la genesi e il senso di questo libro. Molto è stato raccontato e scritto sull'immane tragedia che nella sera del 9 ottobre 1963 sconvolse in pochi minuti la storia e la vita delle comunità residenti nelle valli del Piave e del Vajont, cancellando di fatto interi paesi, provocando duemila morti, segnando per sempre la vita dei sopravvissuti e disgregando la struttura sociale delle comunità stesse. La tragedia del Vajont ha ispirato, infatti, una lunga serie di opere. Alcune letterarie, altre di carattere tecnico, altre ancora di denuncia o di memoria con contenuto storico e documentaristico. A queste si aggiungono lavori teatrali e opere cinematografiche.

Il Comune di Longarone già nel 1982 si fece promotore di una ricerca e di un'analisi storica della catastrofe, che portò poi alla pubblicazione di un volume in cui venivano analizzate la dinamica, le responsabilità e le conseguenze del disastro. Ma se vi è la necessità di documentare il momento della distruzione, esiste anche il dovere di ricordare il momento della ricostruzione. Ora lo stesso Comune, in occasione del 45esimo anniversario del tragico evento, in collaborazione con la Regione del Veneto e la Fondazione Vajont pubblica quest'opera con l'intento di promuovere e di stimolare riflessioni sull'accaduto mediante la conoscenza di quanto avvenne dopo la tragedia.

Fra le pagine di questo libro scorrono, infatti, le fasi della ricostruzione e i meccanismi economici, sociali, legislativi che hanno permesso quel processo di rinascita non solo urbanistica e territoriale, ma anche sociale in un territorio impoverito di popolazione, di risorse e di infrastrutture.

Ho il piacere, pertanto, di presentare quest'opera che, per il suo valore di indagine storica e sociale, testimonia non solo la decisa volontà di ripresa espresso da una comunità e dai suoi amministratori, ma anche l'impegno a mantenere vivo il ricordo fra le giovani generazioni, affinché non abbiano a ripetersi in futuro altri Vajont.

GIANCARLO GALAN - Presidente della Regione del Veneto

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Vajont: la catastrofe delle vite e dei ricordi. Nulla potrà mai risarcire ciò che non c'è più, come i duemila tra adulti, anziani e bambini uccisi dalla furia dell'acqua e dall'incuria degli uomini. Nessuno potrà quantificare i patrimoni della storia comune e privata dei sopravvissuti. Le case e le vie forse potranno trovare il corrispondente in fredde cifre. Non gli affetti e i ricordi, non le persone care e i semplici oggetti del quotidiano spazzati via per sempre. Penso alla disperazione per la perdita di un congiunto, all'angoscia nel non aver più né abitazione né indumenti. Ma penso anche a una foto, alla catenina della prima comunione, al mobiletto tramandato di padre in figlio che non ci sono più: poca cosa, ma di forti sentimenti.

Ricordare in questo volume di Maurizio Reberschak e Ivo Mattozzi ciò che è accaduto dopo, ciò che possono aver vissuto questi superstiti nei difficilissimi anni della ricostruzione è un atto lodevole e soprattutto di giustizia che, pur non ripagando alcunché, diventa un tributo dovuto a queste persone e ai loro figli. È questo un documento che raccoglie il susseguirsi delle vicende conseguenti all'enorme dramma chiamato Vajont; un intreccio di fatti che hanno influito nell'intimo e nel carattere di chi ha vissuto il 'dopo'.

È ammirevole pertanto l'iniziativa del Comune di Longarone e della Fondazione Vajont di aver affidato ai professori Reberschak e Mattozzi questi studi che entrano nel cuore dei problemi di una Longarone distrutta, nei suoi pochi abitanti rimasti traumatizzati nel profondo dell'animo, nella ricostruzione del paese, nei rimbaizi delle responsabilità del disastro, nei processi, negli scontri intestini.

Oggi, a 45 anni dalla tragedia, Longarone è rinata. la cittadina e i suoi abitanti sono tornati alla vita normale, ma non dimenticano. E quest'opera è un contributo importante e autorevole alla memoria.

OSCAR DE BONA - Assessore della Regione del Veneto

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Un altro tassello, questo "Il Vajont dopo il Vajont", che si aggiunge alla comprensione della tragica e complessa vicenda che sconvolse, 45 anni fa, il paese di Longarone e, con esso, l'Italia tutta.

La pubblicazione, curata da Maurizio Reberschak e Ivo Mattozzi e èdita dall'amministrazione comunale di Longarone, in collaborazione con la Regione del Veneto e la Fondazione Vajont, racconta e analizza ciò che avvenne in seguito al dramma di quel 9 ottobre 1963. Si tratta di una ricostruzione ampia e articolata che, con il contributo di diversi studiosi, tocca aspetti economici, sociali, legislativi, culturali, mettendo in risalto come la ricostruzione fu un processo irto di difficoltà, nel quale emersero la laboriosità, la tenacia, l'intraprendenza e la voglia di ricominciare di una popolazione e di un territorio dalle salde risorse interiori.

L'auspicio è che "Il Vajont dopo il Vajont" contribuisca a renderci tutti più consapevoli di ciò che accadde e che possa rappresentare non solo un'ulteriore opportunità per tenere viva la memoria, ma anche una guida per affrontare con più lucidità il futuro.

GIANPAOLO BOTTACIN - Consigliere regionale

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È con vivo piacere che mi accingo a portare un contributo alla presentazione di quest'opera che finalmente arriva, a distanza di 45 anni, in libreria. L'opera, fortemente attesa da chi si vuole interessare alla tragedia che ha colpito le nostre popolazioni, rappresenta certamente una pietra miliare e un grosso contributo alla memoria del Vajont. Tanto si è dibattuto sulla catastrofe, in particolare sul prima e sul durante, ma poco è stato scritto sul dopo, che rappresenta una pagina di storia da cui si possono trarre altrettanti spunti di riflessione e di conoscenza. Gli autori hanno saputo calarsi nelle diverse sfaccettature che hanno toccato le nostre comunità: la ricostruzione, il rilancio industriale, il ruolo della Chiesa, il ruolo istituzionale e sociale, solo per citare alcuni esempi. È solo attraverso un'attenta disamina dei tantissimi documenti disponibili che si può ottenere il risultato del presente lavoro. Il dopo Vajont andava ripercorso, andava studiato con oggettività e scientificità.

Da quel lontano 9 ottobre sono passati, dunque, 45 anni; generazioni nuove si sono affacciate e ormai operano nella vita lavorativa e sociale della nostra comunità e del Paese, generazioni che non hanno conosciuto direttamente il Vajont, ma cui esso va insegnato, in quanto il Vajont è parte indelebile del DNA della nostra storia e della storia d'Italia. Non bisogna dimenticare, affinché la memoria di così grande ed emblematico evento rimanga sempre ammonitrice: ammonitrice per il rispetto dell'ambiente, per l'uso ragionevole delle risorse, perché prevalga in ogni scelta il valore della persona e della collettività, affinché lo sviluppo si accompagni a un reale progresso, attingendo dal Vajont una lezione di valori e di impegno sociale per il futuro, perché in fondo la memoria di una comunità è un lento processo attraverso il quale ci si riappropria del passato dando un senso e un valore anche al futuro.

È giusto ricordare come i provvedimenti seguenti la tragedia del Vajont, così come la grande spinta di solidarietà ricevuta, siano stati messi a buon frutto e abbiano sollevato le sorti di un'intera economia provinciale.

È giusto ricordare come la comunità superstite abbia lottato insieme alle istituzioni locali per ricostruire la nuova Longarone e gli altri paesi negli stessi luoghi colpiti dal disastro.

È giusto ricordare altresì le problematiche che si sono create, gli errori commessi, le cose lasciate incompiute. Il tutto però in un'ottica estremamente oggettivo, libera da strumentalizzazioni di parte.

La realizzazione di questo libro - naturale compimento dello studio curato da Maurizio Reberschak ne 'Il Grande Vajont' e opera di grande respiro destinata a diventare testo di studio - è stata possibile grazie al generoso contributo e alla sensibilità della Regione del Veneto, al lavoro appassionato di studiosi preparati e competenti e all'impegno storiografico degli instancabili curatori, professor Maurizio Reberschak e professor Ivo Mattozzi. A tutti loro il ringraziamento più sentito e riconoscente dell'amministrazione comunale e della comunità longaronese.

Un caloroso grazie anche al personale della Biblioteca civica, che, con professionalità e dedizione, ha fornito collaborazione agli autori e ai curatori dell'opera. Ai lettori che si apprestano a leggere questo saggio, l'auspicio di trovare in esso sempre maggiore conoscenza e serenità nell'accostarsi al Vajont.

PIERLUIGI DE CESERO - Sindaco di Longarone e primo Presidente della Fondazione Vajont 1963 ONLUS

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Un tempo leggevi questo e altro, e ti trovavi su www.vajont.org.
Il sito ANTIMAFIA fatto oscurare dal Presidente della Fondazione Vajont *per la Memoria*, Pierluigi De Cesero. Quello della presentazione ipocrita di cui sopra.
Quello stesso che ha sfrattato i Sopravvissuti del Vajont il 19 ottobre 2004. E che ha prima raso al suolo il Sacrario di Fortogna. Sì, proprio quello.