"E come l'un pensier da l'altro scoppia" (Divina Commedia, Inferno, XXIII° canto),
cfr. M. Dolcher, 'Elementi di analisi matematica', pag. 39, I° volume, editore Lint, Trieste, maggio 1991.

«E continuare, continuare, continuare sempre. Parlare e scrivere adesso anche per quando
non si è parlato e scritto abbastanza, e questo per chi ascolta, legge e tace. Ciascuno deve essere lasciato con la propria coscienza, solo.
Se si riuscirà a fare questo, a dare soltanto l'idea generale di cosa è stato davvero il disastro del Vajont, si sarà fatto davvero un notevole atto di giustizia

cfr. A. Gervasoni, in "Le ombre di Erto e Casso", Giordano Editore, Milano1969

«I superstiti stancano. Finisce che hanno torto anche quando hanno ragione. Bevono e non lavorano.
Una simile comunità fa paura. Le vittime per un poco commuovono. Dopo infastidiscono.
So che non è bello, ma il mondo è fatto così.»
idem, cfr. A. Gervasoni, in "Le ombre di Erto e Casso", Giordano Editore, Milano1969


BORN ... to be GIUDA

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«Ma chi l'ha detto?», Memoria da bar Sport, memoria fai-da-te, memorie al metanolo, Memoria un tanto al chilo.

Ovvero: di deliri etilici in libertà; di Sopravvissuti veri e fasulli; di enormi vergogne e di omminicchi senza alcuna vergogna; al lettore (curioso, pensante, con un briciolo ancora di discernimento) l'ardua sentenza.

Sintetica raccolta di abarismi, aforismi (veri o presunti), frasi di Borges (presunte), balle incredibili e calunnie a marchetta che formano, coltivano e concimano nell'immaginario collettivo una identità posticcia, una leggenda metropolitana funzionale unicamente al "vivere senza lavorare", il sogno dell'uomo fin dai tempi dei mammuth.
Lazzarone e meschino, secondo chi scrive, che il "vivere senza lavorare" venga realizzato - in questi termini, da questi personaggi - sulla dignità dei morti del Vajont e sulla dignità e il dolore di quanti li sopravvissero. Il colmo - ma come si dice, «al peggio non c'è mai fine» - è quando a fare l'avvoltoio, e a voler sovvertire Storia, evidenze e verità ACCERTATE è addirittura un compaesano - magari complessato, certamente svergognato - degli Ertani trucidati.
Vero è che Corona non fu altro che uno spettatore assolutamente disinteressato e passivo della catastrofe, non avendone ricevuto danni né in famiglia, né nei beni.
Verissimo è che il suo maggiore 'talento artistico' emerse in alcune mirabili edizioni della Via Crucis ertana, ove il Nostro impersonò magistralmente per anni la parte (sintomatica, emblematica?) del Giuda Iscariota. Quando si dice un destino, una vocazione talentuosa a prevaricare e provocare, e mentire a NASTRO - «forgiata» indubbiamente dalla vita - e una straordinaria fisiognomica da trenta denari. O anche meno, quando gli gira.

Da alcuni anni a questa parte, sfruttando il solco aperto prima dal navigatore solitario di Paolini (arte), e poi dalla portaerei digitale di Martinelli (spottone/fiction) entrambi ispirati dalla Tina Merlin del libro "Sulla pelle viva" - e a questo punto cito pure il lavoro della Vastano, che riprende e in qualche misura lo "completa" e da cui il Fenomeno succhia notizie di cui in vent'anni non si era mai occupato -, sfrutta da consumato marpione il rinnovato interesse e la curiosità di un pubblico sistematicamente disinformato a mezzo stampa da 50 anni e oltre.
Sfrutta la ebete superficialità di presunti giornalisti (tutti dilettanti folgorati, fino a prova contraria) per arrabattarsi a trarne di che vivere alla grande senza lavorare. Non importa come, non importa a quale prezzo (per gli altri, ovvio).
a) Perché 'tiene famiglia', per dirla come ebbe a dire un altro illustre parassita e Giuda del Vajont, Giovanni Leone, sull'elicottero quando venne a Longarone, promettendo "Giustizia".
b) Perché così non suda tra una sbronza e l'altra, opino io; c) per non dover dipendere troppo dalla moglie (sig.ra Francesca, impiegata comunale). Se ne ricava che nella cruentissima porcheria e crogiolo di mafiosi che fu, che è tuttora, e sarà per sempre a mio avviso il "Vajont", non è certamente l'unico, né l'ultimo, né il SOLO (squallido) profittatore.

Riflessioni di Tiziano Dal Farra*, Udine

(ma sono di Belluno, ove ho vissuto fino ai 32 anni. Vissi per un anno anche a Pirago, nel '90, e in quel periodo lavorai anche alle rifiniture urbane di Nuova Erto. Dal 2003 mi interesso profondamente alla vicenda del Vajont, documentandomi, interrogando testimoni e scoprendo allibito infami PORCHERIE: permanenti (antiche) e contemporanee (di nuova concezione come quelle del Fenomeno). A causa dell'atteggiamento del soggetto in questione, dopo aver raccolto per anni un considerevole ammontare di documentazione e testimonianze, sento il DOVERE civico di mettere alcuni puntini sulle "I". Come testimone (del Vajont e di certe PORCATE), come bellunese e come CONTRIBUENTE, assicuro che avrei fatto volentieri a meno di perdere il mio tempo (prezioso almeno quanto il vostro) dietro a questi ...particolari.
Ma quello che la "gente" italiana conosce, (del "Vajont") è finzione, personaggi e cose che appaiono per tutt'altro, che non SONO quello che SEMBRANO. Nella mia PRESUNZIONE, ho cercato di mettere assieme materiali che possano dare un'idea piu' completa possibile dell'immane SCHIFO che permea questa VICENDA. Ben lungi dal concludersi, anche grazie a Sua Nullità.

coronaTeamWorkAVVERTENZA 1: quando mi riferisco a "libri Mondadori", intendo i suoi, da "Nel legno e nella pietra" in poi. Quando accenno a "libri", includo pure quelli della sua precedente "produzione" presso il precedente editore Biblioteca dell'Immagine (i migliori e con un tasso di balle ancora accettabile, sempre secondo me). Do qui per scontato che il visitatore ne abbia letto qualcuno e dunque sappia esattamente di cosa parlo. Diversamente, se li faccia prestare e se li legga, magari «turandosi il naso» (questa è di Montanelli).

AVVERTENZA 2: per ascoltare le registrazioni incluse in questa pagina, o per gli altri files audio/video di questo SITO, è necessario il lettore multimediale gratuito Quick Time. Per chi ne fosse sprovvisto, si scarica da QUI. Apple e le migliori case di PC lo includono di serie. Se il vostro (vecchio) PC ne fosse sprovvisto, dovrete provvedere a colmare questa lacuna. Il servizio via questa soluzione tecnica, è una mia precisa scelta QUALITATIVA.

AVVERTENZA 3: io NON lo «odio», Corona. Odio i mafiosi come Lui, semmai: di conseguenza odio quello che dice e che oggi SCEGLIE di rappresentare. Ne ero anzi un convinto tifoso, ma da qualche anno lo disprezzo profondamente, e con tutto il cuore. Diciamo che non mi ha piu' da anni tra i suoi acquirenti. Sono pentito, di avere involontariamente contribuito a foraggiarlo. Ma questo è un MIO problema.

Altra cosa è restare indifferenti e sereni davanti a determinate bestialità, profferite da svergognati «protagonisti» autoproclamatisi tali. Il "Vajont" è MAFIA, crimine, MORTE: un «crimine lungamente studiato» (sta scolpito negli atti processuali), azzardo CRIMINALE sulla pelle della gente, una bibbia di menzogne e di sete di profitto. E in questi ultimi due filoni ben s'inscrive il marketing dello «staff Corona», da qualche anno a questa parte.
Il Nostro, un tempo "ultra-ultrasinistro" per giovanile conflitto col padre "violento, ubriacone", e "simpatizzante del duce", oggi scrive e si atteggia a complice e sostenitore della mafia politica (di destra/DC) che costrui' progetto, diga e eccidio; e che poi fece di tutto, e con successo, per sgonfiare il processo, salvare i colpevoli e angariare fino ad oggi chi chiedeva - mai ottenendoli - rispetto e "Giustizia".

Se è legittimo e talvolta salutare cambiare radicate idee nella vita, lo è molto meno, secondo me, riscrivere la Storia in questi termini, ancora finalizzati a fini di lucro, da certi SEPOLCRI IMBIANCATI (e questo, tanto per citare il Vangelo).

In occasione del 40° anniversario del disastro, sui giornali locali, il Fenomeno aveva spiazzato tutti, proclamando "adesso basta!", e invocando - proprio Lui - il silenzio... e il perdono!!! Allora ci fu chi scrisse che «a un artista (o presunto tale, dico io) è riconosciuta grande libertà di parola, perfino più che ad altri; ma non gli si può concedere di farsi paladino della cancellazione della memoria»
(era Toni Sirena, il figlio di Tina Merlin, in «Lettera aperta a Mauro Corona», in evidenza sul "Corriere delle Alpi", del 7 agosto 2003). Due mesi dopo, sarebbe giunto il Presidente Ciampi.
Come si noterà proseguendo, e in altre pagine di archivio, .... non è che sia servita a molto, questa esortazione.

 
maurocoronalazzarone

Titolo della lettera di un lettore cadorino, lucidamente e pianamente critico, apparsa su un giornale locale dello scorso anno. Ha tutta la mia stima: fa davvero piacere leggere di un cervello decisamente pensante, in questa VALLE di LACRIME e di folgorati da leggende e superstizioni. Cliccare sull'immagine o sul link per poter leggere le due "campane". Poi torna qui.


VAI alla seconda parte di BORN to be GIUDAVAI a leggere qualcosa di davvero PERTINENTE al VAJONT

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La II ristampa di questo libro - che costituisce il seguito ideale di "Sulla pelle viva" di Tina Merlin - purtroppo NON E' reperibile, per ora, il libreria. Si puo' richiedere, alla data in cui scrivo (marzo 2007), solo presso il teatro Miela di Trieste (www.miela.it) oppure presso "Cittadini della Memoria", che questo sito sostiene.
Le indicazioni per ottenerlo: tutte le info sono fornite attraverso i contatti indicati in questa pagina.

In alternativa, presso la

libreria FRIULIBRIS, via Piave, 27 33100 Udine - Tel. + Fax 0432 - 25819
e quindi attraverso la sua rete di associati (chiedi a Friulibris se ce n'è uno nella tua città!).


 
 
 

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