(Corona'$)

mauroCoronaLucro

*** = VAF - FAN - CU - LO !

OVVERO: come vivere a sbafo (e SCRIVERE) di Vajont e connessi , senza saperne una fava, e berci su a garganella.

Da un po' di tempo, su "Repubblica" ma NON SOLO, ci dev'essere una competizione di imbecillità pura, su chi riesce a mettere assieme le "interviste" e le "note allegate" piu' idiote (leggere quest'altra perla, sempre su Repubblica)
Se davvero fosse così, finora - a mio modesto PARERE - vince la MAZZOCCHI colla CAZZATA dell'«ondata che PROVOCA la FRANA».
Nel testo, evidenziate in verde, le menzogne, le sparate e le CAZZATE maggiori che ho individuato.
Chissà che prima o POI qualche "inviato" o praticante cominci a leggere qualcosa di serio sull'argomento «PRIMA», e SOLO POI vada a intervistare qualcuno davvero in grado di spiegare ai lettori come andarono (o peggio, VANNO) le cose.
Certo ... NON un Corona .... (ogni tanto, clicca sulle immagini).

FONTE: "La Repubblica" del 22 settembre 2007

"Intervista marchetta" a firma SILVANA MAZZOCCHI .....

"L'INTERVISTA"


SCRIVE di notte, Mauro Corona «senza speranza e senza disperazione». Per raccontare quello che vorrebbe leggere.
Lui, 57 anni, autodidatta e poliedrico, è stato pastore, bracconiere, muratore e spaccapietre nell'alto Friuli 'pre Vajont'.
Prima che quel 9 ottobre del 1963 una gigantesca onda d'acqua squassasse la diga e facesse crollare un pezzo del Monte Toc ***.

CoronaRepubblicaFlop.jpg Scomparve allora quel "mondo arcaico" che Mauro Corona non ha mai smesso di ricordare sotto forma di "schede tecniche", per trasmettere la memoria di chi non conta e non ha voce. Negli anni, i suoi libri, tradotti in mezza Europa e perfino in Cina, hanno conquistato un milione di lettori e scalato le classifiche. Mentre lui, che scala le montagne (ha raggiunto oltre trecento vette) e che non passa un giorno senza scolpire il legno, mestiere che gli ha dato fama internazionale, continua a vivere a Erto, il paese di duemila anime arrampicato sopra Pordenone dove è nato, nella sua casa laboratorio, con quattro figli, due cani e cinque gatti. O da solo, in una baita di montagna in compagnia di se stesso e di un gufo reale «che mi accudisce come un'anziana donna & che mi cura se arrivo ubriaco...»
Il suo ultimo libro, il tredicesimo, "Cani, camosci, cuculi (e un corvo)", è da qualche giorno in libreria. Cinquantasei racconti dedicati «al rapporto straordinario, che può esistere solo tra uomini e animali». In uno scenario di boschi, di montagne e di inverni freddissimi. Ne parla con entusiasmo, e ne fa occasione per annunciare il suo prossimo libro, "Storia di Neve", la bambina che non poteva amare, altrimenti diventava acqua. Il secondo romanzo del trittico iniziato due anni fa con "L'ombra del bastone" e che uscirà dopo il prossimo Natale. Una saga che pesca nel passato e nelle tradizioni delle sue montagne, con personaggi aspri e ruvidi, immersi in una tradizione antica impastata di misoginìa, di riti e di spietate liturgie. «La vita vera».
Anche per questo non scrive mai né di amore né di perdono. «Non sono Liala e la realtà è barbarica». Seguirà fra un paio d'anni la storia del fratello del padre di Neve, l'ultimo dei tre romanzi. «Sarà il mio quindicesimo libro. E dopo, chissà, forse smetterò davvero di scrivere».

Capitalista, (oggi), grazie a quella STRAGE

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0Come come???
- "Pinè", in FRIULI ??? Se lo vengono a sapere i trentini....
Senza contare che la stessa «intervista» (nel testo) contraddice questa «nota». Delirio, o cosa?

- "Il volo della Martora" fu pubblicato nel 1997 (e poi ri-pubblicato, allegato a un VHS) da Vivalda di Torino, certo non da Mondadori....

- "tradotto anche in cinese" ? ? ? Vero.
0Ma allora raccontatecela tutta: fu una BOZZA soltanto, e mai VISTA in Cina neanche col binocolo, e meno ancora pubblicata (per milioni di ottimi motivi) come invece questa allusione ALLEGRAMENTE CAFONA suggerisce. Quindi, i «libri» di Corona - o di chiunque altro - potremmo tradurli anche in Klingon, o in esquimese, che fa uguale. Giusto?
Povera Mazzocchi, "sodomizzata" pure tu... Non certo dal "cucùlo" ma da un «gufo padùlo autodidatta». Complimenti. Morale: 'Mazzocchia sta al giornalismo' ESATTAMENTE COME 'Corona sta alla letteratura' (o all'Arte). Purtroppo il "Grande Scrittore" (e il suo "staff" di familiari universitari) e il suo "target" medio, e i GIORNALISTI non sono certo tenuti a esserne edotti.
Che ne sanno, e che glie ne puo' fregare, in fondo, di Vajont???
Ascoltalo tu stesso, Corona sull'argomento "traduzione": in un filmato col mio intervento dal pubblico (5,7 Mb) oppure in un piu' snello spezzone solo audio (640 Kb).
Attenzione: entrambi Get QuickTime free - scarica gratis Quick Time!!richiedono Quick Time > > >

CHE possano vergognarsi. Tutti e DUE.

0Una pagina interessante, per diversi motivi, è quella in cui cerchero' di spiegare - e questo è uno spunto di cui devo ringraziare perfino un Mauro Corona - il perché di certe Sue "sofferte" scelte editoriali (chi non conosce la Storia, è condannato a RIPETERLA).
Buona lettura della storia della diga di Banqiao. Nell'agosto del 1975 (anche se in occidente si seppe solo nel 1998, ossia 23 anni dopo) un "incidente" che provocò 85.000 morti e 11 MILIONI di sfollati, coinvolgendo e distruggendo in un tragico dòmino 62 dighe, una dopo l'altra.
Al fondo della pagina Banqiao, altri riferimenti a materiali d'archivio presenti su questo "sito".
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Corona, in "Cani, camosci, cuculi (e un corvo)" c'è continuità con gli altri suoi libri?

«Certo. Ci sono gli animali, ma soprattutto c'è l'uomo. Con i suoi problemi di sopravvivenza; di esistenza, di relazioni. A tenerlo a galla non sono né le donne e né i figli, ma solo gli animali. E allora ecco il cane, il camoscio... una volta l'uomo il camoscio lo cacciava, lo uccideva per mangiare. Ma prima di farlo compiva un rito, diceva una preghiera con rametto di pino ...e poi c'è il cuculo che annuncia la primavera. Sono gli animali a salvare gli uomini dal naufragio della vita. Invece noi abbiamo perso il senso del rapporto con gli animali, l'unico non di comodo, non di salvazione. Gli animali non pongono domande, nemmeno richieste. Ci accettano semplicemente come siamo»

Eppure lei, da cacciatore, i camosci li uccideva.

«È vero, ne ho ammazzati duecentodieci nel corso della mia vita, forse di più; ma ormai ho capito che non né ho più bisogno. Né per mangiare, né per compensarmi di chissà cosa. Ho supplito alle mie carenze in altro modo. Diceva Antonin Artaud che nessuno ha mai scritto, scolpito, cacciato o fatto musica, se non per uscire dall'inferno. E io non ho più bisogno di uscire dal mio inferno. Ho trovato altri sfoghi»

Perché, allora, racconta gli animali ancora con tanta asprezza? Ed evoca una realtà dura, sofferente.

«Nella vita non c'è quasi mai il lieto fine. Perfino quando ti innamori, soffri. Borges diceva giustamente: 'la bellezza e l'amore provocano inquietudine, sempre'. Il fatto è che non riusciamo ad apprezzare le cose belle che abbiamo, per paura che ci potrebbero venire a mancare. Ai bambini futuri dovremmo insegnare che la vita è come scolpire: è necessario togliere, invece che coprirci di orpelli superflui che ci condizionano. Ci rendiamo schiavi degli oggetti, di inutili assemblaggi di ferro»

In tutti i suoi libri viene evocata la tragedia del Vajont.

«E' stato l'evento che più ha segnato la mia esistenza.
Prima di quel giorno vivevo in un mondo arcaico, sospeso. Un tempo in cui mio nonno, se serviva una scodella, andava al tornio e tornava con una ciotola di acero bianco; in cui in due ore avevamo sotto i piedi un palo di sci costruiti soltanto per noi. Dopo quel giorno è arrivata la plastica, e magari anche il superfluo, ma nulla è stato più come prima. E, mentre per tutte le civiltà scomparse, per gli atzechi, come per gli incas, sono stati necessari anni, per noi tutto è cambiato in tre minuti. L'indomani abbiamo dovuto accettare una nuova civiltà, nuovi comportamenti, nuovi modi di essere. E non ci siamo ancora adattati. Fu una tragedia, ma noi non siamo gli unici depositari del dolore. Ancora oggi ci sono tanti Vajont, costruiti a tavolino: guerre, attentati, fame. Sono i Vajont del terzo millennio".

Che cosa è per lei un libro?

«Al di là del racconto e dell'avventura, deve essere una scheda tecnica. Deve contribuire a salvare una cultura, una memoria. Scrivendo, io cerco di preservare la tecnica per costruire una slitta, di narrare quali calzari avevamo qualche decennio fa, che tipi di pantaloni, che tipi di giacche. O il ricordo della neve. C'è il passato nei miei libri, una sorta di documentazione per chi viene dopo. Si dovrà sapere come si tagliava un albero, con l'ultima luna di novembre...".

La scheda tecnica di Cani, camosci etc.

«Il rapporto più autentico l'uomo non ce l'ha né con la donna, né con il vicino né con l'amico. Ce l'ha con i cani, con il cuculo, con la neve. Del resto, perché nascono i conflitti e le guerre? Perché tra gli uomini c'è odio, astio, competitività cattiva. L'uomo ha difficoltà a instaurare rapporti con i propri simili. Allora si rifugia con colui che tace e sempre ama: il cane, il camoscio, il cuculo...»

Lei è anche scultore e ogni giorno scala le montagne...

«Anche oggi ho scolpito. Un crocifisso; l'ho fatto da un pino scuro. Ogni legno ha un' anima e il pino scuro, l'ulivo del nord, è il dolore. Scolpire e come scrivere... e tutto la stessa cosa. Si tratta sempre di togliere. Da un racconto si eliminano le parole; dal legno, per scolpire, si toglie altro legno. Dalla montagna, se vado a scalare un passaggio difficile, non posso fare quaranta movimenti altrimenti. mi distruggo. Li devo ridurre a tre, quattro»

Corona, lei è uomo schivo, quale prezzo paga per il successo?

«Non lo pago, io sono come le corna delle lumache. Che escono per guardare, spiare. Ma appena le tocchi, si ritirano. Ecco, io vivo a corna di lumaca; quando la pressione si fa troppo forte, sparisco. Mi rifugio nella mia baita, da solo, per una o due settimane. Lo ammetto, fa piacere quando ti chiedono l'autografo. Per uno come me, con il mio passato burrascoso, quando vedo quanta gente mi vuole bene, guardo indietro e mi chiedo cosa sia successo.
Chi se l'aspettava? Io non mi sono mai stimato e voluto bene, mentre la gente ora mi fa credere il contrario. E questo mi provoca una certa dolcezza».



E soprattutto un certo qual benessere, come fottitore dei MORTI (quelli del Vajont), e dei VIVI (cioè il popolo dei folgorati).
I folgorati che si trasformano in SUOI LETTORI grazie a interviste come QUESTA (o come questa), oppure in "GIORNALISTI" come questa poveretta, che dimostra senza ombra di dubbio di non saperne (o capirne) una beneamata MAZZA.
Suggerirei alle REDAZIONI di voler cortesemente ricorrere più spesso all'ETILOMETRO: certamente con chi va a trovare Corona per "intervistarlo", a meno che - come probabilmente ha fatto questa tizia - lo senta via telefono. Poi, in mano all'inviato, per porgerlo al Maestro PRIMA di raccoglierne le sparate.
Solo così (forse, e sottolineo forse) si potranno dare "notizie letterarie" a ... minore tasso alcolico. Tra gli "allarmi" ora vanno di moda - pare - gli articoli sugli ubriachi alla guida. Quando cominceremo a preoccuparci anche degli ubriachi/e alle tastiere??

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Rubrica "ALMANACCO DEI LIBRI" (in questo caso, DELLE CAZZATE).
Oh... la bella e la bestia.
Nella foto, che ritrae le pagine 32 e 33 del quotidiano (clicca per ingrandirla), trovo racchiusi tre spunti di riflessione: una "immagine commercial-cosmetica" (la bella), e l'immagine in senso "commercial-letterario" (l'intervista alla bestia da parte di un altro animale, come ai tempi di Esopo). E per fortuna, una pillola di cultura/antidoto alle precedenti: l'ultimo libro della Klein che ci racconta di come si tragga puntualmente lucro (com'è il caso del Corona, "scrittore"-analfabeta) dalle grandi tragedie, siano esse provocate proditoriamente - come la STRAGE MAFIOSA del Vajont, le guerre - oppure no (es. "tsunami", o "uragani").

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Il Fenomeno, qui nell'interpretazione stilizzata e IDEALIZZATA di GiPi che lo fa sembrare alto e magro come Messner. A margine: quest'intervista, a mia memoria, è la PRIMA in cui compare il Nostro come (anche) "ex-pastore".
Al di là (e abbondantemente anche al di qua) di quello che la MAZZOCCHIA usi bere, fumare, o comunque introdurre nel suo organismo prima di "scrivere", Mauro Corona "è stato pastore" (o superstite, o sopravvissuto)... esattamente come te e me.

CHE ALTRO dire??




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