Scritti di Carlo Semenza
LE FUNZIONI DELLA GEOLOGIA NELLE OPERE DI PUBBLICO INTERESSE (*) (Accademia Nazionale dei Lincei, anno 1962)
(*) Intervento dell'ing. Semenza al Convegno Internazionale di Geologia, Roma, Maggio, 1961.

memoria 70

Il prof. Giovanni Battista Dal Piaz ha illustrato con una serie di esempi di grande interesse quale ruolo fondamentale sia chiamata a svolgere la geologia, in particolare nel campo della costruzione degli impianti idroelettrici, e lo ha fatto coll'esperienza che gli deriva dalla sua estesa opera di consulente.

Egli non ha voluto deliberatamente parlare del campo veneto perché la più grande attività in esso e stata svolta da suo padre, il prof. Giorgio Dal Piaz, la cui conoscenza delle Alpi Venete non ha certo bisogno di essere sottolineata in questa Accademia. Poiché l'attività del prof. Giorgio Dal Piaz si è svolta in gran parte nel campo delle costruzioni idroelettriche della Società Adriatica di Elettricità alle cui costruzioni mi dedico da oltre 40 anni, mi sembra non inutile completare le notizie date dai due professori Giorgio e Giovanni Battista Dal Piaz con altre, sia pure sommarie, sui molti esempi che possono inquadrarsi nella casistica accennata.

Desidero anzitutto confermare che nel lavoro di progettazione e di costruzione degli impianti idroelettrici della SADE, I'opera del geologo e' sempre stata basilare e nella mia lunga esperienza posso dire che senza di essa la nostra fatica di ingegneri sarebbe stata spesso monca e quasi cieca. E ciò specialmente nella progettazione e costruzione delle dighe di ritenuta che debbono vedersi, secondo me, non come manufatti a sè stanti, cui la intuizione dell'ingegnere e la scienza delle costruzioni hanno dato stabilità e durevolezza, ma un tutt'uno col terreno su cui poggiano e che intrinsecamente contribuisce alla sicurezza generale dell'opera. La collaborazione dell'ingegnere e del geologo deve essere quindi piena e, direi, confidente per mutua stima, ognuno portando il suo fondamentale contributo al lavoro da compiere.

Per aderire alle premesse, le note che seguono hanno riferimento alla casistica indicata dal prof. G. B. Dal Piaz e la allargano come ho detto alla luce della nostra esperienza di costruttori.

Punto 1. - Negli studi preliminari il geologo ci è stato sempre così vicino che non posso citare casi in cui i successivi lavori di studio e di sondaggio si siano dimostrati totalmente inutili: in qualche caso hanno servito, come a Pieve di Cadore, a scegliere con maggiore sicurezza, lungo un tratto di vallata, la sezione migliore da sbarrare.

Punto 2. - La mancata od insufficiente esplorazione geognostica del fondovalle è causa quasi sempre di gravi dispiaceri per il costruttore.

Alla piccola diga che sbarra il Novarza, affluente di sinistra del Lumiei in Carnia, tale insufficiente conoscenza ci ha causato la sorpresa di trovare che il letto roccioso del torrente era molto più profondo di quanto poteva indicare la situazione della forra. D'altra parte l'approfondito esame della situazione ci ha permesso nel caso del serbatoio della Fedaia (Marmolada), esame compiuto sotto la guida del prof. Giorgio Dal Piaz, di ubicare nel modo migliore la posizione della diga secondaria in terra di Maria al Lago, riducendo al minimo il notevole diaframma di tenuta costruito al piede a monte della diga stessa. L'esame geologico preliminare e l'esecuzione di cunicoli e sondaggi ci hanno permesso anche di ubicare esattamente il diaframma in calcestruzzo che chiude l'antico alveo sepolto in destra dell'Isonzo in corrispondenza della diga di Sottosella; ci hanno pure indicato quale fosse la forma da dare al manufatto di sbarramento recentemente costruito sul torrente Boite a Vodo di Cadore ed in quale posizione fosse da impostare la diga sul torrente Mis, rivelando che il fondo roccioso, posto ad una ventina di metri di profondità sulle ghiaie, presenta un notevole gradino che avrebbe comportato una maggiore altezza del manufatto.

Punto 3. - Particolare cura va rivolta all'esame geologico dei terreni di fondazione nei casi in cui le rocce cristalline sono profondamente alterate, degradate o fratturate. Ricorderò qui un caso che abbiamo incontrato all'estero nelle Alpi Giapponesi: la diga di Kurobe. Si tratta senza dubbio di un caso che fino ad alcuni anni fa si sarebbe giudicato vicino al limite delle possibilità, se non proibitivo.

Per dare un'idea dei problemi che si sono via via presentati accenno all'ultimo nel tempo e cioè alla scoperta nella parte intermedia della sponda sinistra del torrente Kurobe di una vasta zona di materiale decomposto per un volume di circa 50.000 mc., materiale che si dovrà scavare e sostituire con calcestruzzo.

Punto 6. - Nelle regioni montuose che sono state soggette a grandi invasioni glaciali esistono spesso antichi alvei erosivi riempiti da terreni incoerenti. Nella nostra zona ho già ricordato il caso dell'Isonzo occorso durante la costruzione della diga di Sottosella in cui un alveo sepolto venne chiuso da un diaframma sotterraneo in calcestruzzo di 160 mt. di lunghezza e possiamo ricordare il caso veramente classico e straordinario degli alvei abbandonati della Val Cicogna e di altre vallate del versante nord-occidentale del Col Visentin in sinistra Piave, nonché della stretta di Vodo sul Boite, più sopra citato. Tracce di un antico alveo, peraltro piuttosto appiattito, sono inoltre riconoscibili anche nella parte sinistra della stretta di Pieve di Cadore. Anche lungo la direttrice di sviluppo dell'Impianto Medio Tagliamento-Somplago sono riconoscibili, sulla destra, tracce di molteplici antichi alvei del Tagliamento.

In tutti questi casi l'esistenza degli antichi alvei è stata rivelata tempestivamente, con l'esame geologico, già in fase di progetto di massima.

Punto 8. - Ricorderò qui, fra i molti, il caso della galleria di derivazione dal torrente Boite verso la galleria Pieve di Cadore-Sovèrzene. A determinare la scelta del tracciato, che taglia trasversalmente il massiccio montuoso fra le due vallate del Boite e del Piave, non molto a monte della loro confluenza, erano intervenute a suo tempo principalmente considerazioni di carattere geologico, perché un tracciato parietale lungo la stessa valle del Boite sembrava offrire, per l'estesa zona gessifera di Monte Zucco, delle gravi incognite dal punto di vista costruttivo. Tuttavia, ulteriori studi di dettaglio sulle condizioni tettoniche del fianco sinistro della valle del Boite anche con sondaggi spinti alla profondità dell'asse della possibile galleria, hanno convinto dell'opportunità di riprendere in esame il problema prima di adottare la definitiva decisione; tanto più che l'esperienza acquistata nel frattempo in un tronco presso Caralte della galleria Piave-Val Gallina scavato nell'anidrite, circa il tipo di rivestimento da usare, aveva dato utili indicazioni pratiche. A seguito di nuovi studi è stato adottato un tracciato parallelo alla valle del Boite, con sifone attraverso la valle del Piave poco a monte di Perarolo.

In altri casi l'indagine geologica ci ha condotto alla modifica di tracciati o al miglioramento della scelta degli imbocchi e delle finestre di accesso. In particolare, approfonditi studi geologici ci hanno consentito la costruzione con successo di notevoli gallerie di valico, come quella Boite-Maè, della lunghezza di oltre 9 km tra Vodo di Cadore e Pontesei nello Zoldano e di quella Alto Tagliamento-Lumiei della lunghezza di oltre 5 km. Nella prima il geologo aveva previsto l'attraversamento di marne bituminose a fascie di flysch del Carnico inferiore con possibilità di presenza di gas. La previsione si è avverata ma si erano potute già approntare le previdenze necessarie per rendere il lavoro sicuro (materiale e squadre di pronto intervento) senza le interruzioni che sempre si determinano in questi casi.

Punto 9. - Per quanto riguarda i canali all'aperto lo studio geologico preventivo della zona da attraversare ci ha consigliato, assieme ad altre ragioni, a scavare in galleria il lungo canale di irrigazione Castelletto-Nervesa in provincia di Treviso. La lieve maggior spesa di costruzione dà una maggiore sicurezza di esercizio e certamente una minore spesa di manutenzione.

Centrali in caverna.

Queste opere non sono entrate nella casistica elencata dal prof. Giovanni Battista Dal Piaz, ma anche per le numerose centrali in caverna da noi costruite (e sono a tutt'oggi 11), posso confermare che l'esame del geologo e gli studi preventivi da esso guidati si sono dimostrati indispensabili ad una corretta costruzione. Nella nostra centrale di Ampezzo in Carnia il cunicolo di esplorazione eseguito in calotta della caverna e numerosi sondaggi da esso condotti, ci hanno consigliato di spostare verso l'esterno la sala macchine rispetto a quanto avevamo progettato, perchè la roccia, costituita da formazioni del Trias inferiore (Werfen) con alternanze di marne, arenarie, calcari, strati argillosi o di consistenza terrosa con frequenti permeazioni di acqua, presentava maggior compattezza e solidità verso l'esterno che verso l'interno. Ciò ha portato ad allungare di poco la tubazione forzata, ma s'è accorciato il canale di scarico e la galleria di accesso e si è operato in terreno meno cattivo (1)

(1) L. DI BRAI, Impianto idroelettrico del Lumiei.
Modalità esecutive della galleria di derivazione e della centrale, «L'energia Elettrica vol. XXV, p. 64, 1948.



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   Daniele Segre -


Pagina provvisoria - puo' essere che qualche link sottostante non risulti efficiente. Devo ricaricare ogni cosa a mano (56k). Scusatemi.

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