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PRESENTAZIONE

L'idea di raccogliere le testimonianze dalla diretta voce delle persone che erano a Longarone la notte del 9 ottobre 1963, mi è venuta dopo aver parlato al telefono con un alpino di 65 anni che mi ha detto della sua difficoltà nel raccontare i due mesi passati come soccorritore, di quanto ancora ricordasse certi particolari di quel periodo, di come non dimenticasse l'odore di morte che ancora porta nel naso.

Mi sono resa conto di quanto dolore ancora alberghi in tutti coloro che hanno avuto contatto con la tragedia e mi sono chiesta se era giusto che questo dolore rimanesse privato, nascosto, terribilmente ancorato nell'animo senza possibilità di condivisione.

Un dolore così grande, che conosco perfettamente essendo sopravvissuta alla notte del 9 ottobre 63, così profondo, devastante, per una sua risoluzione ha bisogno di essere raccontato permettendo così all'anima di trarne beneficio. Ma il racconto di quelle giornate così raccapriccianti non è immediato nè facile.
Ci son voluti 39 anni perchè persone che erano state a contatto con il Vajont ne trovassero la forza.

Anche loro hanno avuto la vita rovinata, anche loro stanno vivendo una vita diversa da quella che avrebbero dovuto vivere! Ecco perchè è nato questo libro (ed altri in futuro) dove le storie che abbiamo raccolto sono lì, con lo stesso dolore, lo stesso strazio, la stessa emozione che abbiamo portato con noi e dentro noi alla fine dell'intervista. Infatti per me e Gino Mazzorana, è stato un lavoro molto duro l'andare a casa dell'intervistato ed ascoltare il suo dolore che si è sommato al nostro che portiamo nel cuore.
Non è più possibile rimanere in silenzio, non è più possibile non dare ascolto a questo vuoto, a questo dolore; non è più possibile rimanere indifferenti alle lacrime di queste persone anziane e soprattutto a quelle dell'anima che le solcano come gocce di fuoco da 40 anni lasciando un marchio indelebile! Non possiamo aspettare che non ci siano più per capire che hanno, abbiamo, bisogno d'aiuto! Ci hanno tolto tutto, facciano in modo che, almeno, qualcuno dia segno d'interessamento.

Questo è quanto che mi sono proposta quando abbiamo preso contatti con Toffolo e poi con L'Artistica Editrice e lo psicologo Demichelis.

Sono passati tanti anni, 40, lo sconvolgimento di allora non è stato risolto, alberga ancora nel nostro animo, nel nostro essere più profondo. Cerchiamo di aiutare tutti coloro che soffrono, cerchiamo di aiutarli a condurre una vita che sia "normale" ammesso che voglia dire ancora qualcosa. Lo dobbiamo ai sopravvissuti, ai superstiti, a tutti gli operatori di questa e d'altre tragedie.
Lo dobbiamo a loro ed a noi stessi.

Longarone, 4 novembre 2003MICAELA COLETTI Presidente, sopravvissuta alla tragedia del 9 ottobre 1963.

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