Un'altra "intervista" decisamente cialtronesca. Altro che "picaro".

Corona: «C'è un altro Vajont»

Lo scrittore tagliaboschi respinge la tradizionale "iconografia" della tragedia

Cortina d'Ampezzo

(Il Gazzettino, 14-08-2006)

GliscrittidiCorona«Ho scoperto che tutti hanno scritto del Vajont, trincerandosi dietro a un partito. Scrivendo il mio libro, so di scatenare le ire della sinistra, o magari anche della destra. Mi hanno chiesto se era necessario. Potevo farne a meno. Ma andava detto che la Sade non ci ha rubato la terra, gliel'abbiamo data noi, su un piatto d'argento. Non per servilismo, ma per calcolo, per interesse».

Mauro Corona chiude così due ore di conversazione con il pubblico, nell'affollato teatro tenda di Cortina "In-con-tra", parlando del suo Vajont, dopo aver attinto al consueto repertorio: la montagna, il bosco, gli animali, il vino, con l'immancabile bottiglia sul tavolo, il bicchiere in mano. Con qualche riferimento al luogo che lo ospita: «Cortina è il tempio della firma. A Cortina persino la neve è firmata, un giorno Missoni, un giorno Dolce e Gabbana», scherza.

vergognati,Infame...Poi spiega il suo atteggiamento sul palco: «Qui, oggi, ho recitato la parte del picaro. Basta con gli incontri letterari austeri, dei soloni, ingessati nei ruoli, basta con la banalità dei giornalisti che non ascoltano ciò che dici, ma guardano come sei vestito, o i gesti che fai. Basta con la retorica della montagna, considerato regno della gente per bene: se uno è imbecille, può essere il migliore alpinista, scalare tutte le vette del mondo, ma resta un imbecille».

Mauro_Corona_CialtroneTanta montagna, nelle sue parole, fra storie di scalate e di persone. Tanto vino: «Ho trascorso molto tempo della mia vita nei boschi, ma di più nelle osterie, a parlare con i boscaioli, a fare festa con loro, per il taglio delle piante. Ma anche qui si vive di luoghi comuni: quante volte vorrei bere una cioccolata calda, d'inverno, o un'acqua e menta, accaldato per una corsa, d'estate, eppure devo rispettare il mio ruolo, bere un bicchiere. Come la caccia: l'ho ereditata nel Dna, non come cacciatore, ma come bracconiere. Oggi faccio finta di essere un Verde: se mi beccano con un cedrone, sono finito». Poi di nuovo Erto, la sua gente, la tragedia, raccontata nell'ultimo libro «Vajont, quelli del dopo».

«Non voglio entrare in polemica con Paolini e con Martinelli. Loro hanno tolto il Vajont dall'oblio, oggi sulla diga arrivano 80 mila persone. Ma c'è anche la professione del superstite, si vende il dolore, per dire: "Io c'ero". Si cerca di rendersi visibili tramite il Vajont. Un pianto dopo 43 anni non sta più in piedi. Magari da parte di chi ha riscosso gli indennizzi dell'ignobile tariffario dell'Enel: un milione per il padre, 900 mila lire per la madre, un milione e mezzo per un figlio, perché aveva la vita davanti, 400 mila lire per il nonno, tanto era vecchio. Alcuni si sono comperati la "600'' con il corpo del fratello».

Basta con le battute, per lasciare lo spazio alla tragedia di un paese scomparso. «Erto era un paese forte, allegro, poi c'è stato il Vajont e lo smembramento del paese in tre altri paesi, fra Belluno e Pordenone. A farne tre hanno potuto rubare molto di più che a farne uno solo ma dove è finita la comunità! Non esiste più, hanno diviso i fratelli, li hanno messi uno contro l'altro, si litigavano per chi doveva avere i soldi».

Nato sul carro

•  Mauro Corona è nato su un carretto, il 9 agosto del 1950. I suoi genitori, Domenico e Lucia Filippin, quell'estate vagabondavano per le valli del Trentino come venditori ambulanti, ed è proprio sulla strada che da Piné portava a Trento che Mauro ha visto la luce.

Tra i best seller

(i venditori di bestialità)

•  È fissata per il prossimo 12 settembre la presentazione nelle librerie del nuovo libro di Mauro Corona dal titolo "I fantasmi di pietra". Il romanzo sarà edito da Mondadori. Da qualche tempo è uscito, nella collana "I Best seller", il libro di Corona «Aspro e dolce».

«Il 12 settembre uscirà il mio nuovo libro. Da qualche tempo sono passato a Mondadori. Forse è di Berlusconi, però mi paga. L'editore di prima era stalinista, ma aspetto ancora i soldi. Prodi mi ricorda una lumaca che cammina all'indietro, Berlusconi una di quelle figurine di legno, scolpite in Val Gardena, che mettono come tappo sulle bottiglie.
Il nuovo libro è un viaggio nel paese vecchio che cade a pezzi e sopra c'è quello nuovo, di cemento, con la chiesa che sembra una banca. Percorro le nostre quattro vecchie strade, una per stagione, con altrettante storie, gelide l'inverno, piene di speranza in primavera, esuberanti d'estate, la malinconia in autunno.
Scrivo di Erto, ma potrebbe essere ovunque. Erto è selettivo, non temo che venga invaso, perché non ci sarà mai il turismo, è inquietante, ha un'aria che ti respinge, seleziona. Come i film di Dario Argento: a Erto non ti diverti, fa paura. Però voglio che sia conosciuto».

Marco Dibona


(miserabile...)

INFORMAZIONE AL CONSUMATORE di TRASH....

coronaVendutoemiserabile
(ritaglio di articolo locale, 2006)

Ma quando dice cose giuste, sono d'accordo con lui: «se uno è imbecille, può essere il migliore alpinista, scalare tutte le vette del mondo, ma resta un imbecille».

pagina a cura di: Dal Farra Tiziano

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