Scritti di Carlo Semenza Presentazione, di Tiziano Dal Farra

Interessandomi dal 2003 del "Vajont",
                ero da altrettanto tempo convinto che la figura di Carlo Semenza [9 luglio 1893 - 30 ottobre 1961] rappresentasse principalmente l'artefice (abbastanza bastardo*) del manufatto che nel posto e nel modo piu' sbagliati al mondo ebbe come unico risultato la strage di quasi 2000 innocenti, costando la vita - tra questi - a 42 tra suoi operai e tecnici in nome del 'rischio calcolato', quando non della pura inettitudine umana e dell'avidità aziendale nel senso piu' atroce del termine.

0Il ritrovamento abbastanza fortunoso presso l'Università di Trieste di una copia pressochè intonsa de «Gli scritti di Carlo Semenza» edito dalla SADE nel 1962 mi ha fatto conoscere meglio il personaggio e approfondire quindi il lato puramente professionale e storico. Ferma e rafforzata restando la mia opinione originale per quanto attiene la sua parte oggettiva e soggettiva nel costruire l'abuso edilizio piu' cruento e condonato del mondo, senza meno il mio rispetto per il livello tecnico del Semenza Carlo 'costruttore' ne è uscito accresciuto. Ma quel che ne ho tratto è soprattutto il dramma umano (molteplice, e umanamente devastante) che l'ultimo anno di vita dell'Ingegnere ha certamente costituito. la piovra SADE

  • IL LIBRO

    Si tratta di una ricca edizione esplicitamente limitata e numerata, rilegata in brossura come la custodia rigida a cofanetto che lo contiene, curata a richiesta della SADE dall'anziano Ing. Vincenzo Ferniani di Bologna che Semenza considerava suo 'maestro'. Destinatari per definizione di questo tipo d'opera sono le istituzioni accademiche, gli enti ministeriali ad indirizzo tecnico e corpo degli Ingegneri civili italiano e internazionale. Questo libro costituisce innanzitutto un tributo doveroso della SADE al suo massimo tecnico costruttore dopo la sua morte improvvisa per infarto. Ma traspare che vuol essere contemporaneamente una sorta di memoriale/biglietto da visita della potente azienda multinazionale all'apice della sua gloria che è

       «organismo potente (e non solo nella sola Regione Veneta) di distribuzione elettrica, formando così un insieme armonico di fattive energie, guidate con audacia da S. E. il Conte Volpi, e dal Comm. Ingegner Gaggia, rispettivamente Presidente e Direttore Generale della Società Adriatica»,
    come lo stesso Semenza di suo pugno tiene a sottolineare in una sua memoria. Ed è la stessa azienda politico-mafiosa che il parlamentare Dc bellunese Giovanni Da Borso definirà pochi mesi piu' tardi - e questo finirà nelle carte processuali - come «uno stato nello Stato».
    NOTE. Mussolini e pochi gerarchi moriranno, ma tutti i loro finanziatori/sostenitori no. E con mezzo Paese fascista per lucro o convenienza perpetuato nella Repubblica dall'infausta «amnistia Togliatti» del 1946, imposta dagli Alleati in chiave anti-Stalin. Atti di epurazione e Giustizia negati all'Italia furono i processi di Norimberga (in Germania) e di Vichy (in Francia) che ridiedero a quelle nazioni la dignità perduta da anni cruenti di dittatura e collaborazionismo.
    Queste due immense lezioni d'impunità al popolo italiano (l'amnistia del '46, la strage di mafia del '63 al Vajont e l'iter/esito dell'omonimo processo giudiziario), questa nascita avvelenata della Repubblica contornata dai Codici penali fascisti (ordinamento) reimbellettati da tale Giovanni Leone fervido ammiratore del duce ma troppo vile per schierarsi apertamente, e sessant'anni di questo laido concime e di immarcescibili cosche derivate, rendono oggidì questa penisola covo ideale di cricche e mafie, fino a dentro il governo. Come gli ultimi vent'anni, e le altre numerose stragi di Stato (o "misteri" secretati, o "armadi della Vergogna"), P2 e il livello del Parlamento e di quello che resta dell'Italia testimoniano.
    Altri retaggi fascisti eredità diretta del filibustiere Giovanni Volpi/SADE e presidente di Confindustria corporativa sono "Sviluppo Italia" e suoi sviluppi/sedimentazioni, il Gazzettino di Venezia e l'ENEL stessa, per DNA e tariffe. E Porto Marghera, il palazzo dell'EUR a Roma e la Mostra cinematografica di Venezia colla sua "Coppa Volpi", per limitarci ai più evidenti.
    Tornando all'oggetto: il libro su carta semi patinata riporta memorie e testi di conferenze anche in inglese, francese e tedesco che Carlo Semenza ebbe a testimoniare in Italia e nel mondo come alfiere e rappresentante pubblico della SADE. Estremamente interessante nei contenuti - da cui emerge la competenza tecnica e l'acume del protagonista - leggibile anche da non addetti ai lavori e corredato di diversi disegni tecnici e rappresentazioni grafiche, senz'altro centra entrambi gli obiettivi (per me probabilmente non coincidenti) dell'anziano ex 'maestro' sinceramente affranto e dell'azienda commerciale in quell'anno ai massimi livelli di prestigio e di potenza politica e commerciale, che in quel momento - guidata da Vittorio Cini, altro ministro e collega fascista di Volpi - si trova precocemente privata della sua 'punta di diamante' operativa e progettuale.
  • IL RITROVAMENTO

    Università di TriesteOgni volta che posso consultare i database delle biblioteche, provo a cercarvi testi e/o materiali attinenti al Vajont ed ai suoi personaggi e testimoni.
    In questo caso, trovandomi a passare come accompagnatore dalla biblioteca scientifica della Università triestina, ho provato a far uscire i dati del suddetto trattato. Con sorpresa, scopro che una copia è indicata come presente, ma non nella biblioteca in senso stretto, bensì nell'archivio di quelli in via di catalogazione. Uno dei ragazzi addetti mi accompagna cortesemente un paio di piani sottoterra, e nel grande scaffale indicato dalla scheda comincia la ricerca 'a vista'. Siamo ora in quattro a rovistare e l'unico dato che conosciamo è il numero di pagine (487), che perlomeno dà un'idea dello spessore probabile...
    Dopo una decina di minuti, il ritrovamento. È di colore blu scuro spento, circa di formato A3 (che risulterà poi ottimo allo scanner), per questo molto più snello di quel che mi aspettavo e discretamente pesante. Il titolo è sovrimpresso in bianco. Ed è in ottime condizioni, apparentemente mai sfogliato: dopo 44 anni dalla stampa, ho l'emozione aggiuntiva di rendermene conto. Dorso esterno a parte, nemmeno una lieve traccia di polvere o d'ingiallimento nel bordo delle pagine.
    (Chissà mai quali altre 'perle' come e piu' di questa giacciono in quei locali.... e «un'altro Stato nello Stato corrente» taglia oggi i fondi (non a caso, anche) all'Istruzione e Ricerca pubblici)

  • I RINGRAZIAMENTI

    Il volume, non facente parte del catalogo usuale, non puo' essere dato in prestito ma unicamente in consultazione locale. Di conseguenza, devo senza dubbio ringraziare la Dott.ssa Cocever che mi ha permesso di portarmi in biblioteca un iBook Mac e un paio di scanners per potermi recuperare i capitoli "Vajont" e le foto di mio interesse. Spero che il risultato dei miei sforzi (pur sempre hobbystici) sia compensato dai risultati documentali di queste pagine. Il principio che seguo è di raccogliere e mettere online i materiali connessi a questa vicenda tragicamente esemplare, evitando al prossimo interessato di dover farsi daccapo tutta la trafila che io e tutti quelli prima di me hanno bene o male dovuto percorrere in ricerche sul cruciale tema della più grande STRAGE Di MAFIA di questo paese fasciopositivo.

  • lla torta Vajont SADE

  • MIO COMMENTO SUL SEMENZA

    Come detto, avevo già una idea abbastanza definita del Semenza "costruttore", però costruita attraverso testimonianze documentali di terzi (Passi, Merlin, Canestrini) o processuali. Devo aggiungere che dopo aver prima sfogliato, e una settimana dopo letto quelle pagine autografe, mi rendo conto di alcune cose.
    In primo luogo dello spessore professionale e tecnico, e di esperienze dell'ingegnere Semenza. Volitivo e attento, mosso senz'altro da una volontà, un carattere e una determinazione eccezionali. E di almeno altrettanta oggettiva presunzione. Affascinante e perfino leonardesco, sotto alcuni aspetti. Insomma, una personalità straordinaria quanto pronta all'innovazione in un periodo (storicamente, tecnicamente) per lui straordinario. Quello che si definirebbe insomma "l'uomo giusto... nel posto giusto", al servizio di un potentissimo ente che gli mise a disposizione ogni mezzo - letteralmente - per emergere e per poter consolidare attraverso lui la propria posizione monopolistica e dominante, il Semenza raggiunse obiettivi e traguardi che altri difficilmente avrebbero potuto raggiungere. Fino a confondersi - operativamente, e umanamente purtroppo - colla ditta stessa ed i suoi interessi speculativi. Frequenti, nelle sue memorie, i riferimenti ai metodi (progettuali, operativi) migliori atti a far raggiungere alla SADE la meta prefissata nel modo piu' «economicamente vantaggioso».

    La vicenda Vajont sotto questo aspetto non fa eccezione, ma questo particolare progetto rappresentava per Semenza oramai prossimo al pensionamento il coronamento di una carriera, la ciliegina sulla sua storia personale. Un capolavoro da primato - secondo lui, in fondo senza particolari difficoltà tecniche - attraverso cui passare alla Storia e alla gloria, e per la "sua" SADE la definitiva «banca dell'Acqua» sovvenzionata in buona parte a spese dello Stato, mentre gli utili finanziari restavano alla ditta per effetto di una legge "ad personam" a cura del Volpi nel 1934: quella che fa dire ipocritamente o per semplice ignoranza personale ai Ministri dell'Industria che «le tariffe elettriche nazionali sono troppo care»: anche questo, è eredità DIRETTA della "legge Volpi".
        Da qui il PRIMO dramma personale e professionale del Nostro alle avvisaglie di un bacino che si rivela condannato dalla sua ambizione. Dopo aver dato inizio ad un capolavoro idraulico basato su rilevazioni geognostiche obsolete e incomplete (e questo non certo per sola colpa del relitto Dal Piaz), dopo i primi movimenti tellurici, dopo aver ricevuto dal figlio Edoardo una prima relazione allarmante (che sarà occultata), dopo aver ricevuto dal geologo Müller il verdetto scientifico negativo (che nasconderà agli enti di controllo), l'ing. Semenza avrebbe dovuto perlomeno prendere atto del fallimento del progetto o porvi un freno. Ma appunto per non doverlo ammettere, e qui sta a mio parere la colpa principale di Semenza Carlo, egli NON fermo' la «macchina» che lui stesso aveva messo in cammino. Ed era l'unico, in SADE, a poter farlo.

        Il lato bastardo di questo personaggio (il suo SECONDO dramma) fece anzi in modo di plagiare, di sacrificare la personalità e la professionalità del figlio Edoardo alle finalità della SADE che egli incarnava, con evidente e devastante conflitto d'interessi.     Edoardo Semenza - a questo punto della storia l'unica VERA vittima innocente - vent'anni dopo cercherà di riverniciare l'immagine del padre arrivando addirittura ad affermare che IL PADRE fosse stato "vittima dei geologi". Un dramma personale (ma di Edoardo, questo) che sceglie di non ricordare che il padre in realtà lo immolò VOLONTARIAMENTE, coscientemente e per iscritto sull'altare della SADE (ergo, il dio denaro), un po' come si racconta di Abramo col figlio Isacco:

    [dalla cronologia del Vajont, anno 1960]
    La relazione Giudici-Semenza (giugno 1960) non verrà mai inviata agli organi di controllo. Viceversa, prima che la relazione venga consegnata ufficialmente alla SADE, viene visionata da Carlo Semenza, che scrive al figlio: «Carissimo Edo, riteniamo indispensabile che tu mostri preventivamente la relazione al Prof. Dal Piaz, al quale preannuncio la cosa con la lettera che ti allego in copia. Se anche dovrai a seguito del colloquio attenuare qualche tua affermazione, non cascherà il mondo» (lettera di Carlo Semenza a Edoardo del 24.5.1960, cfr. ASCARI 38).
    E a Dal Piaz: «Egregio Professore, ho piacere che lei la veda [la relazione]. Anche se ci saranno eventuali sfumature di opinioni, poco male: resterebbero sempre sotto la responsabilità di mio figlio, se Ella riterrà opportuno che egli firmi la relazione» (ibidem)

    Inoltre molto tempo addietro, e precisamente nel 1957, sempre Semenza (la presunta "vittima" dei geologi) scrive di suo pugno le relazioni geologiche che poi l'ottuagenario Dal Piaz sottoscrive:

    6 febbraio - lettera di Dal Piaz a Semenza:
    «Ho tentato di stendere la dichiarazione per l'alto Vajont, ma Le confesso sinceramente che non m'è riuscita bene e non mi soddisfa. Abbia la cortesia di mandarmi il testo di quella ch'Ella mi ha esposto a voce, che mi pareva molto felice. La prego inoltre di dirmi se devo mettere l'intestazione dell'Ente al quale deve essere indirizzata, e se devo mettere la data d'ora o arretrata. Appena avrò la sua edizione la farò dattilografare e Le farò immediatamente invio. Scusi il disturbo» SGI 82

    7 febbraio - risposta di Semenza a Dal Piaz:
    «Le allego copia del testo al quale Ella secondo me potrebbe in linea di massima attenersi. Ho lasciato punteggiata una frase che, se Ella crede, potrebbe mettere per illustrare le condizioni delle note cuciture fra strato e strato. L'appendice dovrebbe avere l'intestazione e la data che ho indicato nell'appunto. In ogni modo Le lascio ogni più ampia libertà. [...] A guadagno di tempo, sarebbe meglio che Ella ci consegnasse la relazione già stesa da Lei firmata» (SGI 82).
    La data che Semenza indica nell'appunto è il 31.1.1957.

    2 aprile - la SADE presenta il progetto esecutivo, a firma dell'ingegner Carlo Semenza, con aumento dell'altezza della diga da 202 a 266 metri e conseguente aumento della capacità utile del serbatoio a 150 milioni di metri cubi: costo previsto 15 miliardi di lire, con un contributo governativo di 4 miliardi e 805 milioni

    17 aprile - la IV° sezione del Consiglio Superiore Lavori Pubblici autorizza l'inizio dei lavori, che la SADE ha già avviato dal gennaio

    31 maggio - il Servizio Dighe chiede una relazione geologica adeguata al nuovo progetto

    11 giugno - Dal Piaz invia a Semenza il manoscritto della relazione geologica, con un appunto: «Spero che il mio scritto risponda ai suoi desideri e che non ci sia bisogno di modificazioni di fondo. La prego di rimandarmi con suo comodo il manoscritto con le sue osservazioni, delle quali non mancherò di tener conto come di consueto» (CP A1 8)

    14 giugno - lettera di risposta di Semenza a Dal Piaz: «Le ritorno la bozza della relazione che, previo soltanto due o tre varianti di scarsa importanza, ho fatto ribattere in bozza, pensando di fare cosa utile anche a lei prima della stesura definitiva.» (CP A1 9)

    (cercare maggiori dettagli nella cronologia)

    Questo comportamento criminale, sprezzante e mafioso (mafioso, e omertoso fino a prova contraria) fa piazza pulita delle versioni cosmetiche e francamente penose di un Semenza Carlo "vittima" di un Dal Piaz (o di un Müller) forniteci dal figlio Edoardo nel suo libro "La storia del Vajont da chi ne ha scoperto la frana" e piu' recentemente ancora, dopo la scomparsa di questi, dal nipote. E dà esattamente la misura dei drammi personali e professionali, e dei sensi di colpa di questa esimia "famiglia" di tecnici. L'ing. Carlo Semenza sapeva, eccome se sapeva.
    Ed era perfettamente in grado di valutare, scegliere e connettere, al tempo. Ma la sua parte BASTARDA* (a quel punto, la psiche di un grand'Uomo disorientato, scosso e disperato) e l'orgoglio prevalsero, e indirizzò i suoi patetici scaricabarile come sappiamo. Punto.

    La mia impressione è che il peso delle pressioni psicologiche (le responsabilità), e il lacerante dilemma personale che evitò di risolvere eticamente furono probabilmente alla base dell'infarto che lo stroncò il 30 ottobre del '61. Risparmiandogli qualche anno dopo l'esperienza della catastrofe, e risparmiando a noi un probabile e coerente suicidio come quello del fidato Pancini, alla vigilia del processo. Gli succederà nella stanza dei bottoni uno dei suoi vice, il bolso e grigio 'Nino' Alberico Biadene, di tutt'altro spessore professionale e umano - anche e soprattutto nelle "non-decisioni" e negli occultamenti. Il genocidio mafioso e PREMEDITATO** del Vajont [** = Perché al 9 ottobre '63 sono tre anni e mezzo che la frana è occultata e studiata dai DUE Semenza...] va quindi verso il suo compimento, venendo a mancare l'unico nelle condizioni d'autorità per poter ipotizzare di dare lo stop agli invasi. Certamente l'unico che avrebbe avuto il peso e soprattutto l'ascolto del consiglio d'amministrazione SADE, e del boss filibustiere Cini: «Non importa quello che dice [Vittorio Cini], qui conta quello che decido io», riportano gli atti del Processo Vajont di Semenza Carlo e CDA SADE in una dichiarazione a verbale dello stesso Biadene, che ne parla da tecnico ENEL.

    [* = non sto insultando un morto. A che pro?
    Sto dando invece un mio giudizio di merito e di METODO sul Semenza vivissimo, nel periodo storico dal '60 all'infarto, evento di cui umanamente mi spiace: in un paese 'normale', e senza quella mafia nel governo del Paese che un giorno avrebbe visto addirittura Giovanni Leone come presidente del Consiglio che tradirà come Giuda i sinistrati e i 2.000 morti del Vajont come capo del plotone degli avvocati ENEL/SADE, e poi non a caso Capo di stato (nello Stato) per la sua «duttilità». Semenza Carlo si sarebbe meritato piuttosto la galera... e certo in ottima e numerosa compagnia. Uno tra tutti, Vittorio Cini: il responsabile sommo, e "naturalmente", il $ommo Impunito.
    E invece... il Sistema ha fatto $cuola. Con i Codici amici dell'amico Leone, e il fedele Sistema bancario (altrettanto colluso) italiano. E qualche altra "legge vergogna" e condono, qua e là]

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(foto inedita, via vajont.info) LONGARONE, mattino del 10 ottobre 1963. Riproduzione di foto originale d'archivio dell'Esercito USA (SETAF).
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Un parroco dei dintorni esamina quello che resta gli antichi registri della chiesa arcipretale di Longarone ritrovati e disseppelliti dal fango qualche chilometro a valle.

(foto inedita, via vajont.info) 12 ottobre 1963, riproduzione di foto originale d'archivio dell'Esercito USA (SETAF).

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