Vajont mafie - Quella mattina di un giorno da cani

«E il silenzio alla fine, quel funesto silenzio di quando l'irreparabile è compiuto, il silenzio stesso che c'é nelle tombe? Un sasso è caduto in un bicchiere colmo di acqua e l'acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi. Non è che si sia rotto il bicchiere, chè non si può, come nel caso del Gleno, dare della bestia a chi l'ha costruito.
Il bicchiere era fatto a regola d'arte, testimoniava della tenacia, del talento e dei coraggi umani. La diga del Vajont era ed è un capolavoro, perfino dal lato estetico.
»

Così Dino Buzzati, scrittore e giornalista bellunese, dalle colonne del «Corriere della Sera» nell'ottobre '63 lancia la sua lirica e ignobile tesi della "disgrazia naturale" (Natura crudele). I danni alla verità del Vajont presso l'opinione pubblica dai '60 ai giorni nostri partono da lui e da quelli come lui. Nella migliore delle definizioni, dei beoti disinformati. Rispettabili persone, ma che del vero Vajont non sapevano una beneamata mazza, se non attraverso le plaudenti note diffuse dall'ufficio stampa mafioso della SADE. La Storia e gli atti processuali dimostrarono che da almeno tre anni la Sade sapeva. E che l'unica davvero informata e che ne descrisse puntualmente la verità, sbagliandosi semmai per difetto, fu una coraggiosa giornalista bellunese.

Mi tornano in mente proprio queste "parole potenti" (così definite da Marco Paolini nel monologo) mentre riordino i miei pensieri circa la immonda farsa cui ho assistito presso gli uffici del giudice di pace bellunese, ove sarebbero dovuti essere "messi al loro posto" due dissidenti storici e coerenti, a mezzo di una montatura legalizzata e sottoscritta, e avviata, e poi rinnegata, dal dipendente ombra, a carico del contribuente, della Fiera di Longarone. Puah (mi sono letto gli atti d'accusa e i verbali depositati).


Mi urge allora declinare e aggiornare le "parole potenti" del Buzzati in quest'altra versione (Natura bastarda):
«E il silenzio, alla fine della bicchierata offerta dal mendace al bar Mendoza; l'imbarazzato silenzio di quando un'esecuzione in programma sfuma, il silenzio stesso che avvolge la Vergogna?

Una manina dietro a una fascia tricolore tirò un giorno un macigno in uno stagno. Tutto qui. Solo che lo stagno furono prima un foglio di giornale, e poi un ufficio giudiziario. E il macigno, una denuncia assai circostanziata per 'atti vandalici' (da tre mesi a tre anni di carcere). Sulla riva dello stagno, stavano due piccole creature che potevano difficilmente difendersi dalla valanga di fango (in carta da bollo protocollata) che li avrebbe travolti. Ma non erano soli, oggi, ad attendere.
Con suo grande scorno, lo stagno intero è ritornato oggi in volo al mittente: con dentro il macigno, i ranocchi, le canne e il resto delle putride melme. La manina si è ritrovata un po' lordata (molto, molto poco) ed è ritornata, per adesso, dietro la solita schiena.
La porcata era fatta quasi a regola d'arte: scorrendo quei fogli a casa Teza io trovo che testimonino nero su bianco di soprusi e pervicacia, di vigliacchi e di mafia, vuoi in conto proprio, vuoi per conto terzi.
Il signorino, indegno, mentitore, falso custode pubblico del "Vajont" era e rimane, nel suo genere, un capolavoro. Perfino dal lato estetico.»

Da un certo punto di vista, la ritrattazione (la rinuncia formale cioè a confermare di costituirsi parte civile contro i Teza) da parte del presunto "offeso" spiace assai, è un vero peccato. Ritengo che evitare di andare avanti, su quelle basi cartacee ed i fatti come descritti, per il loffio sindaco (amico dei mafiosi) è stata una fortuna. Certamente ha fatto la differenza la scelta tardiva di ridurre il proprio danno d'immagine. Gli articoli indipendenti sui giornali del mattino, contrariamente a quelli elaborati dal fidato compiacente Padrin della Fiera di Longarone, lo hanno stanato e messo per una volta pubblicamente a dover prendersi le SUE responsabilità.

Ha prima scelto il "piano B" (il ricatto di non procedere ma esigendo in cambio le formali scuse al Comune da parte dei Teza) previo colloquio col suo avvocato che fino a stamane aveva istruzioni totalmente diverse. Ma trovandosi di fronte l'irremovibilità di Teza nel rifiutare di autoumiliarsi, fatti due rapidi conti e tenendo ben conto del clamore sui giornali e degli altarini immondi che svela la sua condotta, è passato con disinvolto affanno al "piano C", al «volemmose tutti bbene».

A parte tutto, e a parte ovviamente la VERGOGNA profonda che provavamo noi tutti al posto suo, come cittadini e testimoni nei banchi del pubblico, per me è stato astrattamente confortante vedere, e soprattutto immaginare il rumore degli artigli burocratici che venivano rinfoderati uno dopo l'altro, arrivando così - e lo abbiamo visto chiaramente tutti - a sconcertare anche il giudice.
Un magistrato che trovandosi davanti il presunto offeso e il suo avvocato d'ordinanza che si chiamavano fuori dalla vicenda con atteggiamenti e giustificazioni di ripiego non proprio chiarissime, decideva giustamente e correttamente di posticipare la richiesta del sindaco di "chiuderla lì", notificando comunque PRIMA all'assente e firmatario originale delle accuse i risultati dell'udienza in corso. Evidenziandogli per iscritto che nel caso fosse risultato assente anche al prossimo ed ultimo appuntamento, la pratica sarebbe stata chiusa, e amen. Non resta dunque che attendere il 23 Maggio.

Il signorino sindaco, dopo aver cercato blandamente di far mettere a verbale in qualche maniera a carico di Vincenzo che l'atto fosse stato "immorale", "inaccettabile" o qualcosa del genere e ricevendone immediato e ulteriore fermo diniego ne prendeva atto e rinunciava, e l'udienza veniva così conclusa.
L'espressione del giudice (molto sereno) a tratti condivideva la domanda che da diversi minuti tutti ci facevamo al posto dell'imbarazzata coppia sindaco/avvocata: «Ma allora che ci facciamo, qui??».
Durante tutta la sessione, un operatore TV (Antenna Tre) riprendeva e registrava i protagonisti, e spero lo si sia visto nel montaggio del telegiornale. Con ogni probabilità il signorino, tirato giù dal letto da qualche allarmata telefonata dei suoi sponsors, quel mattino aveva ben altri programmi per la Sua giornata, ma ha dovuto salvarsi il sedere (rectius, la faccia) presentandosi di persona a mettere una pezza. Tutti noi, i solidali coi Teza, abbiamo dunque potuto vedere uno spettacolo decisamente raro, per il mandamento della cosca di Longarone. Un soggetto che a non sapere cosa fa di solito, e cosa è stato in grado di combinare e soprattutto dire in altre occasioni, (atti apertamente ostili e porcate varie contro i Sopravvissuti, che posso dimostrare in ogni sede), oggi a sentirlo sembrava davvero una persona normale e ammodo. (Minchia!)

VajontlapidirotteResta infine nella memoria del sottoscritto, e a buon diritto nella Memoria del Vajont, un altro atto ignobile, assurdo, vigliacco (vigliacco fino a quest'ultima rinuncia) perpetrato contro due delle vere vittime di questa mafia politico/affaristica che da almeno sessant'anni alligna, si pasce e si riproduce nell'area vajontina. Quella che cerca in ogni modo di coprire i propri affari sporchi, di sviare, di diffamare, di colpire con diverse modalità quelli che non si assoggettano al suo malaffare o che per loro natura NON si voltano dall'altra parte quando vedono compiere delle indegnità.
Restano altresì nella mia memoria alcune affermazioni del sindaco totalmente false e pronunciate ad alta voce in corridoio, dove almeno una ventina di persone e diversi estranei le hanno ascoltate, i presenti longaronesi EVITANDO con grande sforzo di contestarle: sanno, sappiamo, che il soggetto è fatto così. Bugiardo, sadico e vendicativo come solo sanno esserlo gli ignoranti (nel senso più ampio e atroce del termine).
Una per tutte: per due volte di seguito, riferendosi alle lapidi fracassate colla ruspa dall'impresa appaltata, ha affermato che le rotture sono state di «CINQUE (5) lapidi, cosa che il Comune ha ammesso con dispiacere e apertamente».
OK, sì, sì, senz'altro. Ha solo dimenticato di perfezionare l'assunto. Come l'immagine di questa pagina dimostra, fatta dai sopravvissuti poco prima che Comune e la sedicente ditta campana le facesse sparire definitivamente in discarica, il «CINQUE» dev'essere inteso più correttamente come «CINQUE tonnellate»
È quindi solo una questione semantica, di "interpretazione dell'audio". E per carità di patria, per adesso, mi fermo qui. Ma NON FINISCE qui sicuramente l'impegno.

Al di là del fatto formale (la probabile chiusura formale di questa porcata), rimane appunto, questa immane, vigliacca Porcata. Sarà mia cura documentare per mio conto, per quelle che De Cesero & corte dei Miracoli chiamerebbero le «nostre finalità», i retroscena e i protagonisti di questa autentica, ulteriore, bastardata. E molto altro materiale correlato.

EPILOGO (di oggi)

De Cesero all'uscita dagli uffici si è soffermato a lungo a confabulare col suo avvocato mentre io partivo per altri impegni. Nel corso della bevuta generale al bar* sportivamente offerta, in un momento di relax il sindaco ha detto di apprezzare molto l'idea della canzone del "Vajont" (che peraltro nemmeno conosce), dicendosi contento di poter un giorno avere a suonare a Longarone gli «Heavenly Lane».
E perchè no?? Ma ben venga! Gli amministratori longaronesi vivono da 40 anni di idee totalmente altrui, non avendo nulla da fare o da dire di coerente e soprattutto di sincero e genuino, di intelligente. È quando s'inventano qualcosa di davvero "loro", quando mostrano di che povera pasta sono fatti, specialmente QUESTO individuo, specializzato nel raccontare e firmare BALLE, che cominciano o si rinnovano - sempre per determinati 'altri', sempre per quelli - vecchie tragedie e nuove ipocrisie. La protervia di certi soggetti, nel senso più atroce del termine, non è a mio parere emendabile: è una condizione.

Tiziano Dal Farra, - uno dei - «Cittadini per la Memoria»

* = Loredana Trevisani ed il giovane Brombal hanno preferito pagare la propria consumazione.
Cosa che se fossi stato presente avrei fatto CERTO anch'io. Ciao, signorino. Senza palle.


"Ognuno costruisce e ricostruisce la propria esistenza lungo l'intero arco della vita in base alle esperienze che vive e che ha vissuto, ai fatti che gli accadono e gli sono accaduti. Realtà e fantasie, sogni e dolori fanno parte della vitalità d'una persona che li estrae dal proprio essere con maggiore o minore intensità, in base alla sua propria capacità di vivere".
   Tina Merlin.



TizianoPer segnalazioni, invii di materiali, commenti o richieste di rettifiche al sottoscritto:

  - via e-mail server: tiziano@vajont.info

  - via e-mail personale: inf251k1@ud.nettuno.it

Un grazie e un saluto: io sono Tiziano Dal Farra, e abito in via Colloredo, 52/4 33010 Pagnacco (UD)

Tel. 0432 - 650068 - Fax 0432 - 651048 - Cell./SMS 339 6503360


VAJONT - le SCUSE (che il sindaco di Longarone ostacola):

- raccolta 2006/2007,

- la petizione Vajont online, permanente (ove puoi lasciare un breve commento):
www.petitiononline.com/vajont05/

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