L'alfa e l'omega.

"Il Corriere delle Alpi", rubrica "Lettere", mercoledì 23 Marzo 2005

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  Immagine della "lettera"....

Lezione di dignità dal popolo del Vajont

IL 9 ottobre 1963 una gigantesca frana, staccatasi dal monte Toc, cadde nel lago artificiale del Vajont. La diga resse all'urto; ma la conseguente, poderosa ondata distrusse le parti inferiori di Erto e Casso, tracimò e rase al suolo il sottostante centro di Longarone e le frazioni vicine. Nella sciagura morirono duemila persone.

Nel volume "Le scarpette di vernice nera. Il mio Vajont: una superstite racconta" ed. Sovera, Roma, l'autrice Viviana Vazza, allora sedicenne, così descrive alcuni particolari del disastro: "A Fortogna c'era un via vai di camionette cariche di cadaveri, nudi, gonfi, infangati - con le bocche semiaperte - avvolti in sacchi di plastica, ammucchiati... Per il riconoscimento delle salme, venivano scaricati, lavati, ripuliti dal fango e liberati dagli oggetti rimasti, e sfuggiti al saccheggio degli sciacalli... Furono risarciti i danni aziendali. Inoltre, a tutte le famiglie colpite dal lutto vennero distribuiti: 1 milione di lire ogni capofamiglia scomparso, 750 mila per la morte della moglie, 100 mila per ogni altro componente".

L'autrice - angosciata, sradicata, incredula che tutto sia svanito nel nulla e non torni mai più - si domanda retoricamente se i longaronesi - laboriosi, positivi, non questuanti - meritavano una tale sventura.
Dalla dignità, dall'onore e dalla nobiltà morale di questa gente scaturisce una lezione di vita, soprattutto per certi potenti, fortunati, privilegiati, pingui, intoccabili, talvolta immeritevoli eppure contestatori.

Gianfranco Nibale


E invece, due "lettere" DOPO, stesso quotidiano, stessa pagina, stessa rubrica ....
"Mi scuso per le ingiurie a De Cesero e Migotti"

In data 15.4.2003 presso il cimitero delle vittime del Vajont sito in Fortogna di Longarone mi sono reso autore di uno spiacevole episodio di ingiuria che ha visto quali vittime il Sindaco del Comune di Longarone, dott. Pierluigi De Cesero ed il Presidente dell'Associazione Superstiti del Vajont, arch. Renato Migotti, i quali erano sul posto al fine di controllare lo stato dei lavori di rimozione delle lapidi sepolcrali.***

Con la presente intendo presentare pubblicamente le mie più sentite scuse per la condotta da me assunta in quel contesto in modo del tutto immotivato nonché per la situazione di disagio e difficoltà da me creata ai danni del Sindaco e dell'arch. Migotti peraltro alla presenza di più persone.

Gino Mazzorana

Fonte: "Il Corriere delle Alpi", rubrica "Lettere", mercoledì 23 Marzo 2005

*** = grandissima balla.
De Cesero e Migotti (assieme ad altri cortigiani) erano al cimitero per un incontro con un giornalista RAI - de "La vita in diretta", Rai 2 - che voleva sapere delle lapidi ROTTE dai lavori in corso. Nell'occasione, De Cesero (riferendosi al Sopravvissuti lì presenti) disse al reporter "Io non ci parlo, con quella MARMAGLIA". PER QUESTO il commento "Cagabraghe" da parte di Mazzorana, e da questo la conseguente QUERELA di De Cesero (appoggiata dal SODALE Migotti) nei confronti di Gino.
Poi: le assicurazioni - verbali - di "non procedere", e invece contraddette dai FATTI.
Poi: il RICATTO, e la PUBBLICA UMILIAZIONE di Gino, costretto a "firmare" un testo scritto dal clan mafioso, che poi lo inviò al quotidiano (della serie: colpirne UNO per "insegnare" a CENTO).

Fonte: Gino Mazzorana, a cui NESSUNO chiese MAI "scuse" per la sua famiglia trucidata...

Leggi e approfondisci quest' altra QUERELA: caso TEZA, 2006