00Heim, Albert (da Encyclopædia Britannica):

Albert Heim

Nato il 12 Aprile 1849, a Zurigo, Svizzera.
Morto il 31 Agosto 1937, a Zurigo

Geologo svizzero, i cui studi avvantaggiarono grandemente la conoscenza e la comprensione delle dinamiche di orogenesi delle montagne e degli effetti dei ghiacciai sulla topografia e sulla geologia.

A Heim venne assegnata la Cattedra di Geologia alla Scuola Federale Politecnica in Zurigo nel 1873. Fu inoltre direttore insigne della Commissione Geologica Elvetica per trent'anni.

Links: www.albertheimhuette.ch/ - Wiki (en): http://en.wikipedia.org/wiki/Albert_Heim


0(...) Il grande Heim nella sua opera fondamentale (Bergsturz und Menschenleben, edito a Zurigo nel 1932) a proposito delle frane di roccia, spiega in una pagina di insuperabile eloquenza: « Per una grande frana la preparazione non dura solamente settimane, ma mesi, anni, decenni e perfino secoli ». « Prima deve essere raggiunto esattamente l'equilibrio tra il peso che spinge in basso e le resistenze (attrito e altri ostacoli): poi c'è ancora da rompere qualche filo per dare l'eccedenza di peso alla gravità e aprirle le vie alla vittoria ». (E noi sappiamo, per ammissione degli stessi consulenti della difesa, che già dal 1960, il bacino era in equilibrio limite e che il pendio si muoveva)
« Però non è questo il momento della caduta. Entro solo pochi giorni, forse poche ore, si rompono velocemente, con rumore, uno dopo l'altro, i fili ancora rimasti, finchè poi finalmente, dopo alcuni minuti di più grande accelerazione e sforzo, avviene la discesa precipitosa; la massa caduta si lancia giù liberata ». « Questi svolgimenti sono di natura molto complicata ». « Non si può indicare un esatto limite tra le diverse fasi della precipitazione e della caduta ». « Tutto si sviluppa in passaggi impercettibili ». « Il distacco difficile dell'intera massa deve forzarsi, passo per passo su tutta la superficie estesa, forse formata irregolarmente. L'accelerazione domina gli svolgimenti fino alla caduta»

Del resto, anche Desio scienziato, e non perito, nel suo trattato (« Geologia applicata alla ingegneria - Ed. Hoepli ») aveva dato del fenomeno una interpretazione perfettamente corrispondente.« Vi sono massi (diceva l'allora Prof. Desio a pagg. 435-436), lungo le vie battute dagli alpinisti, che si mantengono per lunghi anni in bilico, senza dare segno di essere sul punto di precipitare. Viene il giorno in cui il masso, sul quale hanno appoggiato i piedi intere generazoni di alpinisti, precipita, senza che alcuno lo abbia toccato. Altrettanto si può dire delle frane »
« Le cause preparatorie agiscono per lungo tempo e se anche manca la causa occasionale viene il momento in cui la frana precipita »

Nel prezioso libro, a uso di tutti gli studenti in geologia, si legge ancora: « Quando il moto franoso diventa percettibile si manifestano spesso i cosìddetti segni premonitori o precursori»
« Si tratta per lo più di crepacci o spacchi più o meno profondi del terreno nella parte superficiale... Tra gli altri segni precursori della frana sono da ricordare rigonfiamenti di terreno nella parte inferiore della falda, scomparsa o comparsa o intorbidamento di sorgenti, rumori interni, vibrazioni di tipo sismico »
« Quando tali segni precursori si manifestano significa che il movimento franoso è in atto, per cui si può, in linea generale, considerare come prossima la caduta della frana, e come imminente, se il movimento risulta accelerato e se si associano vari segni precursori »

Sembra scritto per questa causa: tutto quello che in un manuale comune si leggeva si è verificato. (...)0



(brano tratto dal libro "Una arringa per Longarone" ed. Panfilo Castaldi - Feltre, 1983, di Odoardo Ascari, l'avvocato di parte civile del Comune di Longarone - e altri - nel "processo Vajont".
Qui la versione online e la versione scaricabile)

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