Un'enorme massa di 50 milioni di metri cubi minaccia la vita e gli averi degli abitanti di Erto


Una delegazione guidata dal dott. Da Borso, presidente dell'Ente provinciale conferirà a Roma con i ministri dei Lavori pubblici e delle Finanze ai quali verranno sottoposte le richieste che il Consiglio provinciale ha unanimemente formulato sui problemi idroelettrici, alcuni dei quali sono arrivati a una tale acutizzazione che comportano per il governo una chiara e decisa scelta finale.

Se finora le autorità governative hanno potuto impunemente svolgere una politica di promesse per i montanari e di concessioni per la società elettrica ora, per quanto riguarda la provincia di Belluno, siamo allo scontro finale: ora il governo non dovrà soltanto dire ma fare adoperare le leggi come devono essere adoperate, poiché anche i suoi migliori sostenitori periferici - amministratori, deputati, parroci - hanno rinunciato a continuare a difendere apertamente il suo operato, perché è a tutti fin troppo chiaro che esso giova soltanto al potente monopolio. La discussione avvenuta in Consiglio provinciale sulla mozione del compagno on. Bettiol ha dimostrato l'agitazione, l'imbarazzo dei Dc locali e il loro tentativo, seppur strumentale, dettato dall'esigenza di differenziare almeno a parole il loro operato da quello del governo per esigenze propagandistiche di partito e personali, di risalire una china che erano andati scendendo pian piano, rendendoli complici della volontà del governo in fatti incresciosi e talvolta dolorosi, di fronte ai quali ci si limitava a deplorare, ma non si era in grado d'imporsi, di protestare, di ottenere il proprio diritto.

A scuotere le coscienze ci sono voluti fatti e avvenimenti che i Dc non potevano prevedere. C'è voluta la ribellione dei cittadini di Domegge, che si son sentiti indegnamente beffati dopo anni di fiduciosa attesa per la loro frazione di Vallesella, rovinata dal bacino SADE. Il governo e le autorità provinciali dovevano appoggiare e incoraggiare l'azione intrapresa da quei cittadini per la difesa del loro paese; invece si lasciava alla SADE ogni possibilità di sottrarsi sempre ai propri obblighi di legge, anche quando la stessa ha allungato una settantina di milioni per riparare le case danneggiate, a titolo però di elargizione e non di preciso indennizzo di responsabilità. Un atto inutile, perché le case continuano a dissestarsi, ma che l'avarissima SADE, come dice una relazione del Comune di Domegge, «ha praticato come un'iniezione di morfina al malato dolorante, solo per addormentarne il dolore, ma non è servita per addormentare la coscienza della popolazione» mentre, continua sempre la relazione «in altra sede sì, la iniezione è servita e qualcuno si è addormentato». È, questa, una precisa accusa al potere costituito.

L'amarezza e la sfiducia dei cittadini di Domegge si è clamorosamente manifestata con l'astensione totale dal voto per le elezioni amministrative dello scorso novembre, che ha assunto un preciso atto di protesta. Il rigetto da parte della GPA della delibera con la quale il Comune di Domegge aveva deciso d'istruire una pratica giudiziaria contro la SADE, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Ed anche i Dc hanno dovuto aprire gli occhi sulla realtà.

Un'altra realtà che deve essere affrontata con urgenza è quella che si sta verificando ad Erto per l'invaso del Vajont. Il Pci ne ha parlato a josa e sembrava che le sue parole fossero lanciate al vento. Ora si sta determinando l'irreparabile quello che noi avevamo sempre temuto e denunciato. Una enorme massa di 50 milioni di metri cubi di materiale, tutta una montagna sul versante sinistro del lago artificiale, sta franando. Non si può sapere se il cedimento sarà lento o se avverrà con un terribile schianto. In quest'ultimo caso non si possono prevedere le conseguenze. Può darsi che la famosa diga tecnicamente tanto decantata e a ragione, resista (se si verificasse il contrario e quando il lago fosse pieno sarebbe un'immane disastro per lo stesso paese di Longarone adagiato in fondovalle), ma sorgeranno lo stesso altri problemi di natura difficile e preoccupante. I più illustri tecnici fatti convocare per l'occasione da varie parti del mondo, hanno suggerito alla SADE di costruire una galleria per far defluire l'acqua da un lago all'altro quando la montagna cadendo, avrà di fatto formato due invasi. Non si sa cosa succederà dell'agglomerato del paese quando il lago superiore sarà pieno, poiché è notorio che esso è interamente poggiato su terreno di frana. La SADE dice che sotto questo terreno esiste uno strato di roccia. Ma come ci si può fidare di un giudizio che il monopolio ha fallito in pieno già diverse volte anche in provincia, come a Forno di Zoldo e nella stessa zona di Erto? Il compagno Bettiol ha chiesto ed ottenuto che l'Ente Provincia si associ al Comune per far fare altre perizie sul sottosuolo di Erto, per dare tranquillità a quei cittadini che si trovano in uno stato di perenne agitazione anche perché sulla sinistra, come tante volte denunciato anche dal nostro giornale, continuano a cadere frane sulla nuova strada di circonvallazione e una ventina di famiglie sono anche attualmente prive di ogni via di collegamento con il paese, perché un pezzo di strada è stata travolta e distrutta dagli ultimi franamenti.

Questa è la realtà umana della popolazione. Poi c'è la realtà dei cavilli giuridici e delle sentenze. Come è noto il Tribunale superiore delle acque pubbliche ha emesso ultimamente una sentenza che priva il bacino imbrifero del Piave di 180 milioni all'anno e di un miliardo e mezzo di arretrati, perché concede alla SADE di sottrarsi all'obbligo di corrispondere i sovraccanoni sugli impianti di Fadalto. Qui i Dc vorrebbero giuocare sull'equilibrio, attribuendo tutta la colpa alla magistratura. E ai profani di queste cose forse parrebbe tale se non esistessero precedenti costituiti da precise richieste, dibattiti, azioni di enti locali e iniziative anche legislative, svolti in passato presso il governo e il ministro competente, richiedenti l'estensione del pagamento del sovraccanone a tutti gli impianti esistenti. È il governo, perciò il responsabile dell'attuale sentenza, come è responsabile di aver concesso i rimanenti 125 moduli d'acqua, che ancora esistevano nell'ormai striminzito Piave contro il parere degli enti locali, ed averli concessi per 60 anni alla SADE, che li utilizza negli impianti di Fadalto, proprio quando stanno per scadere le precedenti concessioni per quegli impianti, prorogando di fatto tutte le concessioni di quella zona fino al 2019.

Ma l'assurdo ancora più grave è che si autorizza la società elettrica a compiere un vero furto legalizzato, poiché le si concede la facoltà d'iniziare a pagare i sovraccanoni per i 125 moduli dell'ultima concessione al termine dei lavori, che di fatto non esistono se non per un semplice canale, poiché gli impianti sono già al completo. Cosicché la SADE già sfrutta quest'acqua fin dal 1954 (e illegalmente anche prima come è stato documentato) senza dover ancora pagare una lira.

È un mostruoso assurdo che non trova precedenti e di cui è interamente responsabile il governo.

(21 febbraio 1961)


FONTE: se non altrimenti specificato, dal giornale «L'Unità». Articoli a firma della giornalista Tina Merlin.

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