MATERIALI e DOCUMENTI per LA STORIA DEL DOPOVAJONT / 4

GLI INDUSTRIALI e LA RICOSTRUZIONE

di Agostino Amantia


Tra i gruppi locali mobilitati, gli industriali furono i più impegnati a fa t orire la creazione di un flusso di benefei pubblici destinato a risarcire le comunità colpite e a riaggregare gli interessi economici. Ma quali obiettivi essiperseguirono e quale ruolo giocarono nel processo di ricostruzione? Attraverso quali percorsi giunsero a penetrare le arene decisionali più rilevanti fino a vedersi garantita la presenza nelle commissioni attivate per mettere in opera la politica di ricostruzione?

Il documento che presentiamo permette di rispondere, anche se solo in parte, a queste domande, fornendo un quadro complessivo della attività svolta dall'Associazione fra gli industriali della provincia di Belluno nel periodo compreso tra la catastrofe del Vajont e l'alluvione del 1966.

L'obiettivo più rilevante perseguito dagli industriali fin dall'inizio fu l'istituzione di un comprensoriopiù vasto di quello dei comuni colpiti in cui promuovere la ricostruzione economica e di un nucleo di industrializzazione destinato a nuovi insediamenti produttivi. Si trattava di un obiettivo di contenuto che corrispondeva agli interessi degli associati e il cui raggiungimento richiese all'Associazione di assumere una pluralità di ruoli e di adattare la propria azione all'opportunità offerte dal nuovo quadro normativo. Sfruttando la conoscenza della situazione locale e l'opera attiva di consulenza a favore di operatoripubblici eprivati, l'Associazione riuscì infatti a porsi in contatto con la burocrazia ministeriale locale e nazionale e a guadagnarsi una presenza stabile nel network decisionale che presiedeva al processo ricostruttivo. Particolarrmente stretto si rivelò il rapporto di scambio con il sen. G. Oliva, sottosegretario di Stato del Ministero dell'Industria, con il dott. E. Carbone e G. Gallo, ambedue della direzione generale e della produzione industriale dello stesso ministero, e coi locali e nazionali.

Tra i ruoli svolti in questo contesto, il più concreto fu quello di contribuire alla individuazione e definizione di una serie di obiettivi di processo e di premere sui soggetti responsabili per evitare che le lentezze burocratiche e le difficoltà che insorgevano nel corso della ricostruzione determinassero un calo generale d'interesse. In effetti, ogni qual volta ebbe a manifestarsi l'assenza del centro, gli industriali non esitarono ad assumere iniziative per favorire l'avanzamento del processo decisionale e la soluzione dei problemi di comunicazione e di contatto tra enti, amministrazione e agenzie locali diverse.
Per sbloccare, ad esempio, il flusso dei finanziamenti disposti dal governo a favore delle aziende colpite, gli industriali si trovarono a svolgere un ruolo di chiarificazione tra il Ministero dell'Industria e gli istituti bancari abilitati alle operazioni di credito, vedendo accolto alla fine un proorio emendamento alla legge che rendeva più celere l'erogazione dei fondi.

Nel caso dell'elaborazione e della prima organizzazione del nucleo di industrializzazione, il contributo degli industriali si rivelò addirittura decisivo, basti pensare agli interventi compiuti per orientare la localizzazione e all'opera di promozione svolta presso i Comuni. In questo caso tuttavia l'Associazione intervenne nella doppia veste di esperto e di gruppo interessato a trasmettere la domanda degli associati, influenzando l'uso e la distribuzione delle risorse pubbliche.

Un aspetto che meriterebbe - da solo - più ampia considerazione, anche alla luce dei dati contenuti nella relazione.



DOCUMENTO

Associazione fra gli Industriali della Provincia di Belluno - Palazzetto "Reviviscar'- via S. Lucano n. 15

APPUNTO INFORMATIVO DEL PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONTE FRA GLI INDUSTRIALI DELLA PROVINCIA DI BELLUNO

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Per il Cav. del Lav. dott. Angelo Costa. Presidente della Confederazione Generale dell'Industria Italiana sull'attività svolta dall'Associazione fra gli Industriali della Provincia di Belluno a seguito della sciagura del Vajont del 9 ottobre 1963 e, più recentemente, a seguito delle alluvioni del settembre 1965 e del novembre 1966 che hanno ripetutamente colpito la nostra Provincia.

* * * * *

Non è facile dimostrare - a chi non ha avuto modo di prendervi parte attiva - l'odissea d'incredibili vicissitudini di questa difficile, contrastata e quindi lenta opera di assistenza e di ricostruzione. Mi consenta, tuttavia, tentare di riassumerLe - per quanto brevemente possibile - la mole di lavoro svolto e lo sforzo, materiale e morale, compiuto dalla nostra piccola Associazione.
Al momento dell'immane catastrofe - dove trovarono misera fine 1759 vite umane (per la precisione sono 1909, ndr), con la distruzione di 37 aziende industriali, 86 artigiane, 99 commerciali e 760 unità immobiliari urbane - che commosse la nazione ed il mondo intero, seguì un comprensibile generale sbigottimento.
In così spaventoso frangente ho sùbito disposto di mobilitare la nostra Associazione, senza minimamente riflettere sulle conseguenze dell'impegno, troppo grande per noi, che andavamo ad assumerci. Simile slancio impulsivo, del resto, ebbe a compiere la Confederazione dell'Industria, che in quei giorni annunciò a mezzo telefono (avv.to Codina) lo stanziamento di venti milioni, anche se il procedimento non ebbe nè seguito nè smentita, benchè più volte ricordato.
   Per essere qui sulla breccia, noi dovemmo invece proseguire l'azione intrapresa, anzi, man mano allargando la sfera, con l'aggiunta di nuovi compiti per le pressioni su noi esercitate dalle Autorità locali e centrali. In un primo tempo ci siamo dedicati ai primi soccorsi, senza distinzione di categoria economica (lavoratori compresi) con largo ausilio degli industriali della provincia, soprattutto dei costruttori, ottenendo un primo pubblico riconoscimento da parte del Prefetto, allora in carica.
Successivamente, abbiamo promosso una serie di riunioni delle Aziende sinistrate (industriali, artigiani, commercianti e proprietari di case) per incoraggiare i superstiti, quantificare i danni, coordinare idee e propositi ed esaminare la prima frettolosa legge 4.11.1963 n.1457 - nel frattempo emanata - che tanta insoddisfazione aveva provocato tra gli interessati.
   A questo punto si è reso necessario un concreto intervento della Confederazione che, a nostra richiesta, assicurò la presenza in Belluno dei suoi eminenti esperti, in materia legale-tributaria ed economica, avv. prof Gino De Gennaro Direttore Generale dell'Associazione fra le Società Italiane per Azioni e dott Franco Mattei, Direttore dei Servizi Economici della Confindustria, che intervennero all'assemblea generale dei rappresentanti delle aziende sinistrate del 2 dicembre 1963.
   In detta riunione vennero gettate le basi giuridiche ed economiche per formulare numerosi emendamenti al testo della suindicata legge, gran parte dei quali vennero accolti nella nuova legge 31 Maggio 1964, n. 357

Dal dicembre 1963 al maggio 1964 la nostra partecipazìone, ad ogni livello, è richiesta di continuo in loco e a Roma: dai Dicasteri economici e finanziari, dai Parlamentari, dalla Camera di Commercio ed in particolare dal Sottosegretario di Stato Sen. avv. Giorgio Oliva, dal dott. Eugenio Carbone e dal dott. Giuseppe Gallo della Direzione Generale della Produzione Industriale. Specialmente con questo ultimo il nostro Direttore ha una serie di incontri per la stesura degli emendamenti e per mantenere, nel contempo, i contatti con tutti gli altri uffici interessati. In base ai suggerimenti degli esperti confederali siamo riusciti a far accogliere, per la modifica della legge, due nuovi concetti per la rinascita dei territori sinistrati e precisamente:

- l'istituzione di un'area comprensoriale allo scopo di promuovere la ricomposizione economica di una zona più vasta rispetto a quella limitata dei soli Comuni direttamente colpiti dalla catastrofe;

- l'istituzione di un nucleo di industrializzazione, destinato a nuovi insediamenti produttivi, con previste possibilità di crescita delle fonti di reddito esistenti;

- altre e numerose integrazioni d'ordine strettamente economico.

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 137 del 6 giugno 1964 è stata pubblicata la nuova legge 31 maggio 1964 n. 357; venti giorni dopo, la nostra Associazione ha redatto un numero speciale del proprio "Notiziario" - n.12 del 1° luglio 1964 - sul quale vennero riprodotte, in forma di testo unificato, le norme dei due provvedimenti 4 novembre 1963 n.1457 e 31 maggio 64 n. 357, con tutti i riferimenti a disposizioni legislative precedenti, richiamate nelle due leggi in parola, per facilità di consultazione.
È stato un lavoro minuzioso ma tale "Notiziario", ancor oggi, è tenuto in evidenza presso tutti gli uffici pubblici e privati, come apprezzatissima fonte normativa.
Il fatto di aver preso tanta parte attiva alla modificazione della prima legge sul Vajont, rendendoci buoni conoscitori della complessa materia, ha polarizzato su di noi Autorità Parlamentari, Dicasteri, Enti, Amministrazioni pubbliche e privati cittadini, sia per cooperare all'attuazione delle provvidenze legislative sia ner assistere gli aspiranti alle provvidenze medesime procorando alla nostra Associazione altri più impegnativi compiti, dai quali non abbiamo potuto voler rimanere estranei.
Dovemmo, pertanto, organizzare la più vasta azione richiestaci, in tre distinti settori:
1) la ricostruzione o riattivazione delle attività economiche sinistrate di cui agli artt. 12-13-14-14 bis e 14 ter sub 10 e 11 della nuova legge;

2) la costituzione del nucleo d'industrializzazione della nostra provincia di cui all'art. 19 bis sub 16;

3) la costituzione della più ampia zona comprensoriale di cui all'art.3 della legge 31/5/1964 n. 357.

Con l'appassionata e valente collaborazione dei nostri Funzionari e la costante guida del nostro Direttore i compiti dell'Associazione si sono così estrinsecati sul primo punto:
"Ricostruzione e riattivazione delle attività economiche sinistrate"

- inserimento del nostro Direttore nella Commissione Provinciale di cui all'art. 14 sub 10, istituita per l'esame ed approvazione delle domande di riattivazione o ricostruzione delle aziende danneggiate o distrutte, per la determinazione della relativa spesa, compresi eventuali ampliamenti, nonchè per la autorizzazione all'esercizio delle facoltà di cessione dei diritti di cui al successivo art. 14 ter;

- inserimento di un nostro Funzionatio nella Segreteria organizzativa della Commissione suddetta; - inserimento di un nostro Consulente specializzato nel Collegio della Segreteria Tecnica per l'istruttoria delle domande, con funzione anche di relatore;

- studio e predisposizione delle norme procedurali per il conseguimento dei benefìci, nonchè dei criteri da adottare per la concessione dei benefici medesimi; debbo sottolineare a questo proposito, la delicata e difficile opera di ricupero di quelle unità aziendali che, per il decesso dei titolari o dei tecnici od altri ineluttabili motivi, erano destinate a scomparire, mentre con l'esercizio della facoltà di cessione a terzi dei diritti sulle provvidenze (art. 14 ter, sub 11) si è reso possibile un duplice beneficio economico;

a) inserire una nuova azienda, cessionaria dei diritti alle provvidenze spettanti a quella distrutta, anche per attività diversa da quella preesistente e spesso con superiori capacità produttive;

b) assistere, coll'adeguato indennizzo, gli eredi cedenti i diritti di cui trattasi - compilazione e stampa di tutti i moduli occorrenti per la Commissione Provinciale;

- va sottolineata una particolare circostanza relativa al riconoscimento ufficiale dell'opera da noi svolta; il Prefetto della Provincia ha notificato alla nostra Associazione - congiuntamente all Amministrazione Provinciale di Belluno e all'azienda interessata - tutti i propri decreti emessi, in accoglimento delle rispettive domande, per la deteminazione dell'entità della spesa di riattivazione degli impianti e scorte delle ditte beneficiarie delle provvidenze previste dalla legge, notificandoci altresì tutte le successive liquidazioni degli stati di avanzamento dei lavori ai fini della graduale corresponsione dei contributi concessi;

- in materia creditizia, abbiamo esaminato, per incarico del Ministero dell'Industria, lo schema di convenzione da stipularsi tra lo Stato e gli istituti e le aziende di credito per i finanziamenti di cui all'art. 19 sub 15, ottenendo l'inserimento di una particolare clausola - l'art. 11- per estendere la convenzione medesima alle operazioni finanziarie per gli ampliamenti contemplati dal comma dell'art. 14 bis sub 11, ed ai finanziamenti per nuovi impianti contemplati dall'art. 19 sub 16.

Oltre agli istituti già abilitati alle operazioni a medio termine (IMI-Mediobanca, Efibanca, Centrobanca, e Mediocredito delle Venezie) abbiamoottenuto dal Ministero dell'Industria l'autorizzazione per far direttamente partecipare alle operazioni di cui trattasi - in via del tutto eccezionale - la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno, al fine di facilitare i finanziamenti a favore delle piccole aziende industriali. commerciali ed artigiane. In collaborazione con lo stesso Ministero sono stati redatti altri due distinti schemi di convenzioni, uno per il conglobamento, nei nuovi finanziamenti, dei residui mutui agevolati preesistenti e l'altro per lazione surrogativa da parte dell'IMI;

- compilazione e stampa dei moduli appositamente studiati, per le indagini necessarie ai vari tipi di operazioni finanziarie, nonché compilazione di un interessante prontuario per il calcolo degli interessi tra un piano di ammortamento della durata di 15 anni al tasso del 3% ed un piano analogo al tasso dell'8,50%, la cui differenza rappresenta la misura del contributo dello Stato in conto interessi;

- si sono rese necessarie molte riunioni in tema di finanziamenti, non solo tra gli operatori economici ma anche con i Direttori degli istituti convenzionati e delle banche agenti, dovemmo constatare spesso chc neppure i funzionari di grado più elevato delle aziende di credito avevano idee chiare sulle particolari operazioni previste - invero - da una legge tanto speciale.

Questi incontri, ricorrenti, si sono dimostrati utilissimi e attrezzati dalle banche e dai privati.

Un esempio, per tutti, quello del Mediocredito delle Venezie che con suo promemoria all'Associazione bancaria nazionale aveva giustamente rilevato difficoltà in tema di garanzie per operazioni riguardanti la ricostruzione, con garanzia statale, e per gli ampliamenti o nuove iniziative, senza la garanzia dello Stato, concludendo con due soluzioni di ordine pratico.
La nostra Associazione ritenne, invece, di proporre un emendamento alla legge per estendere il privilegio speciale su tutti i tipi di finanziamento (ricostruzione ampliamento e nuovi impianti). L'Ufficio legislativo del Ministero dell'Industria, in una sua relazione alla Direzione Generale della produzione industriale, scartò la proposta del Mediocredito delle Venezie ed accolse parzialmente la nostra. Intervenimmo ulteriormente in sede governativa a sostegno della nostra tesi e nel D.L. 9/5/1966 n. 258, con l'art. 4 venne integralmente inserita la nostra proposta.
Il Direttore del Mediocredito delle Venezie, dott. Carlo Comessatti, con una significativa lettera si rallegrò con la nostra Associazione per il successo ottenuto, che consentiva alle banche di operare celermente per tutti i tipi di finanziamento. Per completare la documentazione in parola aggiungiamo che la Banca d'Italia viene interessata, dal Comitato Interministeriale per il Credito, ad esprimere il proprio motivato parere sulle domande di finanziamento per importi superiori ai 500 milioni. La succursale di Belluno della Banca d'Italia chiede, riservatamente per ciascuna di tali pratiche, un rapporto particolareggiato al Direttore della nostra Associazione;

- in materia di esenzioni ed agevolazioni tributarie, non meno impegnativa è stata la nostra opera per chiarimenti ed interpretazioni, anche nei confronti degli stessi uffici fiscali periferici e centrali, opera che si è conclusa nel luglio dello scorso anno con un provvedimento legislativo, ove hanno trovato piena conferma le tesi da noi costantemente sostenute;

- un'altra forma di nostra collaborazione con il Ministero dell'Industria e con i Dicasteri finanziari si è sviluppata nella segnalazione periodica delle domande per il ripristino di quelle con la cessione dei diritti e delle altre nuove iniziative destinate per le aree del nucleo di industrializzazione; segnalazioni aventi lo scopo di fornire dati attendibili sul fabbisogno di fondi dello Stato per contributi in conto capitale e per contributi in conto interessi, suggerendo l'entità degli stanziamenti, in tempo utile per la formazione del bilancio dello Stato, nei singoli esercizi, nonché per le successive necessarie variazioni in aumento, in rapporto ai presumibili sviluppi della situazione.

Analogamente ci siamo comportati per l'accreditamento dei fondi occorrenti alla locale Direzione provinciale del Tesoro. Per dimostrare la mole di questa parte di lavoro uniamo una serie dei prospetti da noi predisposti e periodicamente elaborati.

    Sul secondo punto: "Nucleo d'industrializzazione della provincia di Belluno"

Prima ancora che fosse emanata la legge 31/5/1964 n. 357 con la quale all'art. 19 bis sub 16, venivano previste aree per nuclei di industrializzazione gestite da un apposito consorzio, la nostra Associazione poneva allo studio la possibile localizzazione di tali aree, individuando come più idonea la zona tra Belluno e Ponte nelle Alpi, più precisamente a cavallo della S.S. 50 nelle località denominate Safforze-San Pietro in Campo proponendo altresì il trasferimento a S. Giustina Bellunese dell'attuale modesto campo d'aviazione, che avrebbe potuto essere colà ricostruito con moderne piste per il transito di normali velivoli di linea.
Lo studio venne successivamente abbandonato per non contrastare con l irremovibile volontà dell'Amministrazione Comunale e dei cittadini di Longarone di ricostruire il paese e la zona industriale sullo stesso luogo del disastro. Purtroppo tale soluzione, alla quale nessuna Autorità ebbe il coraggio di opporsi decisamente, comportò un gravissimo onere finanziario per lo Stato ed una serie di complicazioni, in parte non previste, di cui Longarone e la zona industriale subiscono tuttora le conseguenze.
In attesa della costituzione del Consorzio, non abbiamo potuto sottrarci alle insistenze del Ministero dell'Industria, del Prefetto di Belluno, del Presidente della Provincia e dei Sindaci di Longarone e Castellavazzo per assumere anche questo grosso problema.
Pertanto, in aggiunta ai lavori accennati al punto precedente, a partire dal luglio 1964, abbiamo dovuto occuparci di:

- raccogliere ed istruire le domande per nuove iniziative che ci sono pervenute addirittura per competenza da parte delle Amministrazioni suddette;

- convocare gli Enti provinciali maggiormente interessati alla costituzione del Consorzio: Amministrazione Provinciale, Camera di Commercio, Consorzio dei Comuni appartenenti al bacino imbrifero montano del Piave della provincia di Belluno, Comune di Longarone e Comune di Castellavazzo, con lo scopo di esaminare la portata ed i limiti di partecipazione al costituendo Consorzio.
Gli industriali non potevano logicamente rimanere esclusi, d'altro canto le organizzazioni sindacali, come tali, non avevano per ovvio motivo titolo per partecipare ad un ente di pretta natura economica.
Similmente a quanto verificatosi per analoghi consorzi del Meridione - suggeriti al riguardo anche dalla Confederazione - abbiamo promosso la costituzione di una particolare forma associativa di operatori e tecnici economici denominata "Associazione di Operatori Economici per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Belluno" con la sigla "ASIB", alla quale hanno aderito una cinquantina di piccoli e medi industriali nostri associati. Con tale distinta veste giuridica ci siamo presentati tra gli enti partecipanti al Consorzio.

La nostra opera è proseguita per:
- redigere un programma di lavoro, in base all'esperienza acquisita, e su fondate previsioni dei vari provvedimenti in gestazione presso i singoli Ministeri competenti. Il programma riguardava due diverse materie:

a) l'istituzione del comprensorio della provincia di Belluno. ai sensi dell'art. 3 sub 3 della legge 31/5/1964, n. 357, di cui tratteremo al successivo punto della presente lettera;

b) il nucleo di industrializzazione in argomento. Tale programma venne pre sentato al Prefetto che lo volle diramare a tutte le Autorità locali ed Enti interessati;

- redigere, inoltre, una bozza dello statuto che venne approvata dall'Assemblea Coatituente del Consorzio svoltasi il 18 febbraio 1965: statuto che successivamente subì numerose modificazioni, per lo più di carattere formale, da parte dei Mnisteri Industria, Interno, Tesoro e Lavori Pubblici e che, finalmente. con decreto interministeriale del 24 settembre 1965 venne ufficialmente sancito. Nell'assemblea consortile del 24.3.1965 il nostro Direttore venne eletto membro del Consiglio Direttivo del Consorzio (con 19 voti su 20) ed allo stesso venne conferito il mandato di provvedere all'acquisizione delle aree destinate alla lottizzazione, mediante trasferimento consensuale da parte degli enti o privati proprietari, oppure mediante esproprio con procedura d'urgenza. Prima d'iniziare le trattative per l'acquisto, la nostra Associazione ha compiuto uno studio sulla valutazione dei terreni rientranti nell'area consortile sostenendo, successivamente, in contrapposizione con divergenti valutazioni dell'UTE l'equità delle nostre stime.
La vertenza ebbe un sèguito prima in sede amministrativa, presso i competenti Ministeri, per venire poi risolta - con nostra soddisfazione - in sede legislativa con l'art.1 del D.L. 9/5/1966 n. 258, convertito in Legge 4.7.1966 n.499, che recita testualmente: «art.1 - I commi 18 e 19 dell'art.3 della legge 4 novembre 1963, n.1457, quale risulta sostituito dall'art.3 della legge 31 maggio 1964, n. 357, sono sostituiti dai seguenti: L'indennità di espropriazione è determinata dall'Ufficio Tecnico Erariale nei modi previsti dalla legge 25 giugno 1965, numero 2359, in misura pari al valore venale dell'immobile espropriato alla data del 9 novembre 1961 e aumentato del 2% per ogni anno o frazione di anno calcolata ad anno intero, compresi fra la data anzidetta e quella del decreto di esproprio.
L'Ufficio Tecnico Erariale comunica al Prefetto l'indennità fissata. La stima effettuata dall'Ufficio Tecnico Erariale, ha gli effetti della perizia giudiziale di cui all'art. 34 della legge 25 giugno 1865, n. 2359. Il disposto dei commi precedenti si applica anche ai fini dell'acquisizione delle aree da parte dei Consorzi per i nuclei di industrializzazione delle province di Belluno e di Udine di cui all'art. 19 bis della presente legge».

- L'impostazione e la redazione del Bilancio preventivo e consuntivo del primo esercizio del Consorzio, e del Bilancio preventivo dell'esercizio 1966 sono stati interamente elaborati presso la nostra Associazione, che dovette altresì formulare il regolamento sui criteri e sulle modalità per l'espletamento delle attività del Consorzio. Il lavoro è stato particolarmente difficile, trattandosi di materie nuove per noi, senza precedenti su cui basarci.

- Altro arduo problema da risolvere: il Consorzio necessitava di un direttore doveva trattarsi di persona qualificata sotto ogni punto di vista Ogni licerca presso le pubbliche amministrazioni locali non aveva dato esito.
La nostra Associazione doveva, ad ogni costo, alleggerire i pesanti incarichi sinora assolti, d'altra parte non poteva compromettere i notevoli positivi risultati conseguiti, presente comunque la necessità di affidare la direzione del Consorzio a persona esperta e di nostra fiducia. Non restava che compiere un altro grande, veramente grande, sacrificio: cedere un nostro funzionario, il dott. Fernando Sponga. Tale grave decisione è stata presa il 29 dicembre 1965. Mentre l'organizzazione amministrativa del Consorzio procedeva in modo soddisfacente, la parte tecnica, soggetta alla competenza dell'Ufficio del Genio Civile di Belluno e del Provveditorato alle OO.PP. di Venezia, ha incontrato difficoltà sinora insormontabili a causa dell'inettitudine degli organi di tale Dicastero.

Le opere di urbanizzazione esterna della zona industriale non sono state né progettate nè eseguite in maniera idonea allo scopo. Già la piena del settembre 1965 provocò gravi danni - chi ha visto la rubrica televisiva "TV 7" del 17 gennaio 1966, il cui testo registrato è accluso nell'allegato n. 16, ricorderà la infelice espressione usata dall'Ispettore Generale del Ministero Lavori Pubblici, ing. Giangrossi, quando ebbe a dichiarare che il cedimento di un argine non costituisce difetto sostanziale, l'argine si rifà - non erano ancora riparati i danni del 1965 quando la recente alluvione ne procurò di nuovi e di maggiore entità.

Non potemmo esimerci dall'intervenire - preoccupati per lo stato di arretratezza e quindi d'indispensabilità della zona industriale - con segnalazioni al Prefetto ed al Ministero dell'Industria, incaricando (congiuntamente al Consorzio) un ingegnere di nostra fiducia ad eseguire sopralluoghi e perizie con relazione discussa ed approvata dal Consiglio Direttivo del Consorzio stesso. Tale elaborato venne dalla nostra Associazione ulteliormente illustrato, in data 5 dicembre u.s., alle due surriferite Autorità.

Sul punto terzo: "Comprensorio del Vajont per la Provincia di Belluno"

Ancor prima che il Ministero dei Lavori Pubblici emanasse il Decreto 17 novembre 1964 - pubblicato sulla G.U. n. 17 del 21 gennaio 1965 - per determinare l'estensione territoriale del Comprensorio del Vajont, il giorno 11 gennaio 1965 presentavamo al Prefetto il programma di lavoro inteso ad accelerare l'applicazione della Legge 31/5/1964 n. 3.57, programma a cui abbiamo già accennato al punto precedente e che per una sua specifica parte tendeva ad evidenziare l'importanza del comprensorio ai fini dello sviluppo economico e sociale della provincia.
Il Prefetto ritenne opportuno diramare il nostro elaborato alle Autorità ed agli Enti, invitandoci a divulgare i vantaggi di una corretta impostazione del previsto piano urbanistico comprensoriale, nonché la possibilità per i singoli Comuni di progettare opere d'interesse locale mediante finanziamenti agevolati della Cassa Depositi e Prestiti, con garanzia statale, senza impegnare il gettito delle sovrimposte fondiarie e imposte di consumo, sovente già destinato a copertura di precedenti iniziative.

Durante il primo trimestre del 1965 furono indette riunioni mandamentali degli esponenti di pubbliche amministrazioni in Belluno, Feltre e Puos d'Alpago. Per fornire ai suddetti amministratori un quadro completo della vasta materia trattata è stato loro inviato:

- lettera illustrativa sull'argomento;
- appunti sull attività del costituendo Consorzio fra la Provincia ed i Comuni del comprensorio del Vajont;
- una piantina del comprensorio;
- un prontuario, da noi preparato, per il calcolo immediato della spesa e dei distinti oneri connessi, ammortizzabili in 35 anni, per l'esecuzione di opere pubbliche d'interesse locale.

Tutto questo materiale - compreso il prontuario, semplice ma non facile a redigersi - è stato unanimemente molto apprezzato.
Infine è stata svolta un'accurata indagine tra i Comuni maggiormente interessati per conoscere la disponibilità di mano d'opera locale e di quella dedita all'emigrazione stagionale allo scopo di offrire agli operatori economici un altro essenziale elemento di valutazione per le loro scelte in fatto di insediamenti produttivi. In particolare per gli emigranti stagionali abbiamo in corso di esperimento una nostra iniziativa - offerta alla Associazione Emigranti Bellunesi - per agevolare una occupazione stabile di detti lavoratori presso i rispettivi paesi di origine.
Ancora un'importante nostra azione merita di essere ricordata.
Il 24 agosto 1965 l'On. Moro venne a visitare le località disastrate e rimase fortemente impressionato nel constatare - dopo quasi due anni dalla catastrofe del Vajont- lo squallore di Longarone.

Il Presidente del Consiglio volle ricevere in Prefettura - nel pomeriggio dello stesso giorno - esponenti di Uffici, enti ed associazioni per essere ragguagliato sullo stato della ricostruzione. Su invito del Prefetto toccò a noi aprire il turno degli interventi; riferimmo dettagliatamente sulle lentezze di ordine burocratico, indicando certe lacune riscontrate nella legge che. a nostro avviso, ne impedivano ancora l'efficacia e la sollecita applicazione.

S.E. Moro ci chiese un pro-memoria da fargli pervenire tramite il Prefetto assicurando il suo migliore interessamento. Previo accordi con le massime Autorità Provinciali, prendemmo l'iniziativa per indire un convegno ad alto livello presso la nostra sede sociale per il giorno 31 dello stesso mese di agosto, cui hanno partecipato il Prefetto, il Presidente della Provincia, i Parlamentari, ed il Presidente della Camera di Commercio.
In tale seduta vennero elencati ed ampiamente discussi tutti i problemi rimasti insoluti, per il superamento dei quali si rendevano necessari provvedimenti legislativi d integrazione, o di interpretazione; a conclusione del dibattito venne redatto un appropriato pro-memoria, con annessa formulazione di schemi di legge da presentare al Parlamento per iniziativa del Governo.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri - ricevuto il pro-memoria da parte del Prefetto di Belluno - dispose anzitutto un Ufficio di collegamento e coordinamento eon i Dicasteri interessati alla rinascita della zona del Vajont, dando tale specifico incarico al dr. Crisopulli, Capo Ufficio Affari economici, finanziari e sociali della Presidenza del Consiglio, successivamente dette mandato al Sottosegretario alla Presidenza on. Salizzoni di promuovere incontri a livello di sottosegretari di Stato con l'intervento del Prefetto e di alcuni suoi collaboratori, per l'esame e la migliore risoluzione dei problemi proposti.
Vi furono due distinte riunioni in Roma, una il 19 ottobre e l'altra il 16 dicembre 1965, con redazione di appositi verbali trasmessi a ciascun partecipante della Segreteria dell'on. Salizzoni. Nel frattempo, su sollecitazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri venivano emanati: il provvedimento di proroga della sospensione dei termini a favore delle persone fisiche o giuridiche sinistrate, i decreti ministeriali per l'approvazione dello Statuto del Consorzio per il Nucleo Industriale e per la delimitazione dell'area relativa al Comune di Longarone.
Dagli uniti verbali e dai nuovi provvedimenti legislativi, in confronto con il precedente nostro pro-memoria, si evince che le proposte sono state tutte integralmente accolte ad eccezione della richiesta riduzione della tassa di bollo sulle cambiali per la qual cosa è stato suggerito di effettuare i finanziamenti agevolati mediante contratti di mutuo (in esenzione da oneri fiscali), evitando, così, l'adozione di effetti cambiari.

Oggi, a tre anni dalla catastrofe del Vajont è sembrato opportuno fare il punto della situazione, anche per eontrobattere, eon dati eloquenti, il parlare inconsapevole di certa stampa che sembra quasi compiacersi di far apparire come se tutto fosse ancora statico. Abbiamo, pertanto, redatto un opuscolo, corredato da tre appendici, che compendia lo "STATO DELLA RICOSTRUZIONE INDUSTRIALE NEL COMPRENSORIO DEL VAJONT" alla data del 9 ottobre 1966. Con mia lettera accompagnatoria, l'opuscolo è stato inviato alla Confederazione, alle Autorità ed agli Enti ehe hanno collaborato con noi, in segno di affettuosa testimonianza del lavoro insieme compiuto.

Ancora un'ultima iniziativa: sono stati complessivamente emanati per il Vajont n.34 Decreti-Legge e Leggi, n.2 Decreti Prefettizi, n.3 convenzioni tra lo Stato e gli Istituti ed aziende di credito, n. 15 circolari ministeriali o dei rispettivi Uffici periferici.
In questa farragine di norme si è sentita da più parti la neeessità di raccogliere e coordinare cronologicamente tutta la materia, cosa che abbiamo già fatto, in bozza, ma non ancora completata in attesa della imminente conversione in legge del D.L.19 dicembre 1966, n. 1075 per la proroga sino al 31 dicembre 1967 della sospensione dei procedimenti di esecuzione forzata nei confronti dei debitori residenti o domiciliati in Longarone e Castellavazzo.
Anche questo lavoro ha richiesto molto tempo e scrupolosa ricerca, che poteva essere effettuata soltanto da chi conosce profondamente la materia.

(...) Già nel settembre 1965 undici Comuni della nostra provincia sono stati colpiti da una piena di eccezionali proporzioni del Piave e di taluni suoi affluenti recando danni, più o meno gravi, a 13 aziende industriali e 17 artigiane per un'entità complessiva di L. 238.966.874.
Con una mia visita alle località sinistrate per una immediata presa di contatto con gli industriali colpiti, si è dato inizio ad una particolare attività assistenziale per:

- raccogliere le singole denuncie dei danni che abbiamo inoltrato eongiuntamente alla Prefettura, alla Camera di Commercio ed all'Ufficio Tecnico Erariale;

- suggerire il sèguito da dare alle pratiche delle aziende industliali, artigiane e commerciali, ovviando così a perplessità e confusione insorte, presso alcuni Uffici, tra settori dei lavori pubblici, abitazioni urbane, agricoltura ed imprese private, con pregiudizio per queste ultime;

- illustrare delle vecchie norme, di nostro interesse, contemplate dalla legge 13 febbraio 1952, n. 50, che nella provincia non avevano trovato applicazione precedentemente in quanto per il Vajont era stata fatta una legge speciale.

Non è stato facile far assimilare la necessaria procedura da seguire riassunta nell'art. 4 della legge integlativa n. 234 del 15 maggio 1954 che precisa: "l'esistenza dei caratteri di pubblica calamità è dichiarata con Decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro per l'Industria e Commercio, di concerto con il Ministro per il Tesoro, sentito il Consiglio dei Ministri da pubblicarsi sulla G.U.".

Sembrerà inverosimile, ma dalla documentazione allegata risulta che della questione abbiamo dovuto occuparci - tra le note altre incombenze - per ben undici mesi, per ottenere l'emanazione dell'auspicato necessario Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, Decreto che è stato emanato soltanto il 5 agosto 1966 e pubblicato sulla G.U. n. 261 del 19 ottobre dello scorso anno.
A causa della più grave recente alluvione, le istruzioni di carattere ufficiale alle aziende sono state diramate il 4 gennaio del corrente anno ed è tuttora in corso la presentazione, al Prefetto di Belluno, delle singole domande per la concessione del contributo dello Stato.

* * * * *
L'alluvione dei giorni 3-4 e 5 novembre 1966 - che ha colpito tanto duramente la nostra provincia, la seconda per ordine di gravità dopo Firenze, con 22 morti e tre dispersi - è stata, e lo è tuttora, un'altra marea di lavoro per la nostra Associazione:
- N. 292 aziende industriali sinistrate con danni complessivi ammontanti a L. 2.891.652.847;
- N. 517 aziende artigiane con danni per L. 787.573.713;
- N. 3.480 unità immobiliari urbane danneggiate, compresi i fabbricati ad uso industriale, di cui n. 295 distrutte o comunque rese inabitabili.
Dopo una visita fatta al Prefetto di Belluno, la mattina del 5 novembre, insieme al Direttore Paradisi ed al nostro Consulente tecnico dr. ing. Giuliano Licini per una prirna drammatica visione della nuova sciagura, la sera dello stesso giorno 5 novembre la nostra organizzazione assistenziale si metteva in moto svolgendo la seguente attività:

- nell impossibilità materiale di pormi in diretto contatto con i colleghi facevo pervenire loro, a mezzo lettera espressioni di solidarietà ed affettuosa vicinanza;
- circolare alle Aziende con questionario per raccogliere le denunce dei danni seguita da cinque sollecitazioni nel giro di 20 giorni, per poter fornire dati attendibili, insistentemente richiestici dalla Confederazione e dalle Autorità.
Ritengo che non tutte le consorelle Associazioni siano riuscite a fornire prospetti analitici e normativi come dall'unito modello, in poco più di un mese;
- riunioni presso la Prefettura per la sospensione dei termini di decadenza e pe’ facilitazioni tributarie;
- riunioni presso la Banca d'Italia per l'impostazione dei finanziamenti agevolati, con immediata diramazione di apposite circolari;
- invio di separate comunicazioni alle Aziende alluvionate ed ai Sindaci dei Comuni con appropriati moduli, concordati con l'Intendenza di Finanza, per denunce di sospensione o sgravio d'imposta, o sgravio di tributi comunali;
- per la "proprietà edilizia", la cui Associazione è curata dal nostro personale, è stato effettuato il censimento delle unità immobiliari danneggiate o distrutte;
- all UTE è stata fatta la segnalazione dell'entità globale dei danni, distinta mente per Comune, ai fini della determinazione delle quote di sgravio da attribuire alle esattorie è stato predisposto, d'intesa con il Genio Civile di Belluno, il modulo per la domanda di contributo per il ripristino dei fabbricati urbani, modulo distribuito agli interessati ed alle Amministrazioni Comunali partecipazione di due nostri funzionari ad una ristretta Commissione presso la locale Camera di Commercio per la concessione del contributo previsto dall art. 27 del D.L. 18 novembre 1966, n. 976 nel periodo intercorrente dal 19 novembre 1966 al 30 gennaio 1967 hanno presentato domanda di integrazione salariale - ai sensi del D.L. 9.11.1966 n. 914 - n. 132 aziende di cui 82 industriali in genere e n. 50 dell'edilizia.
I lavoratori interessati sono stati n. 2171 di cui n. 1515 dipendenti da aziende industriali in genere e n. 656 da aziende edili.

* * *

L'azione associativa di questo triennio è soltanto riassunta nei fatti più salienti, poiché il lavoro che ci ha maggiormente occupati - senza limitazione di orario - è rappresentato dalle innumerevoli conferenze, dai singoli interventi, da quella forma di assistenza e consulenza spicciola derivata dall'incessante frequenza, nella sede, di operatori economici (associati e non associati), funzionari di ogni ordine e specie nonchè di semplici cittadini, oltre alle conversazioni telefoniche ed alle missioni fuori sede.
È stata, d'altronde, mia costante direttiva di questo cruciale periodo, non ancora del tutto trascorso: ascoltare, intervenire, servire tutti per ogni necessità, nei limiti del giusto e del possibile, senza risparmio di energie personali. Il prestigio della nostra Associazione è salito al massimo livello, ma non posso sottacerLe la mia viva preoccupazione d'ordine finanziario per il bilancio della nostra piccola Associazione.
La notevole diminuzione del gettito contributivo per il recesso delle aziende trasferite all'ENEL, la conseguente cessazione dei lavori idroelettrici, la perdita di 126 aziende industriali ed artigiane per la catastrofe del Vajont, cui devesi aggiungere la prevista conseguenza della sospensione, più o meno lunga, di attività delle aziende alluvionate, aggravata dalla dilatazione delle spese per stampati, pubblicazioni, viaggi, posta, telefono, spese di rappresentanza ecc. pongono in crisi il nostro bilancio, dopo aver esaurito ogni modesta riserva, accumulata in tanti anni di parsimoniosa economia.

Belluno, 6 febbraio 1967

Agostino Lozza

N.B.: Le parole in neretto nell'originale sono sottolineate.


0 Fonte: "Protagonisti", rivista edita da ISBREC (BL) e reperita attraverso la biblioteca dello IFSML di Udine, che ringrazio.

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