Longarone. «Superstiti» e «Sopravvissuti» criticano la raccolta di firme promossa dalla giornalista Lucia Vastano

Vajont, le associazioni non aderiscono

«Non condividiamo il metodo e molti di noi nemmeno il merito»

LONGARONE. Non condividiamo il metodo, e la maggioranza di noi non condivide nemmeno il merito. Questa la risposta secca che l'associazione Superstiti e il comitato Sopravvissuti del Vajont hanno dato in merito alla raccolta di firme promossa da un gruppo di superstiti e di altre persone che intendono tenere viva la memoria del Vajont».

A lanciare la petizione era stata con una lettera aperta la giornalista Lucia Vastano che aveva incontrato l'appoggio di Guglielmo Cornaviera e di alcuni altri superstiti.
Nella lettera si avanzavano tre richieste: ricevere le scuse formali dai responsabili della tragedia del 1963 (Stato, Enel, Montedison, quest'ultima in quanto "erede" dal punto di vista societario della ex Sade); rendere omaggio alle vittime del Vajont con una medaglia d'oro (1! simbolica, per tutti) alla memoria e dichiarare il 9 ottobre "Giornata della Memoria"; inserire nei libri della scuola dell'obbligo la vera 'storia del Vajont'.

Nella lettera, inviata anche alle amministrazioni comunali dei paesi colpiti dal disastro, veniva chiesta l'adesione, e per questo si era svolta una riunione tra tutti i comitati e le associazioni che come statuto operano per la "memoria del Vajont" oltre ai quattro sindaci di Longarone, Castellavazzo, Erto e Vajont.

«Nella discussione», rende noto un comunicato congiunto (per la prima volta) dell'associazione Superstiti (presidente Renato Migotti) e del comitato Sopravvissuti (Micaela Coletti) «si era venuta a creare una quasi unanime valutazione sulle questioni mosse dalla lettera» ma era stato deciso che a dare un parere dovessero essere le due associazioni dei superstiti. Ieri in un comunicato hanno formalizzato la loro posizione «sulla già avviata raccolta» di firme. I due consigli «all'unanimità» dichiarano di «non condividere il metodo con cui è stata promossa l'iniziativa essendo mancato un coinvolgimento iniziale dei superstiti e delle amministrazioni» comunali.
Inoltre «la maggioranza» disapprova «anche i contenuti della lettera e il modo con cui vengono posti i quesiti». Infine, «vista comunque la delicatezza degli argomenti, viene lasciata alla libera coscienza di ognuno la sottoscrizione della lettera, auspicando, però, una preventiva corretta informazione sugli argomenti proposti». Come dire che, come associazioni, non viene data l'adesione all'iniziativa perché non se ne condividono metodo e contenuti, ma che, se qualche associato vuole aderire, può farlo a titolo puramente personale, consigliandolo però di informarsi bene su cosa va a firmare.

(articolo senza firma**)


"Il fatto che un'opinione venga largamente condivisa, non prova che non sia completamente assurda"

Bertrand Russell

COMMENTO

l'Ente Fiera di Longarone

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Se non ci fossero pennivendoli che si prestano a queste veline, occorrerebbe inventarli.

Nell'anonimo articolo, in cui posso riconoscere lo stile e la verve di un Roberto Padrin**, abbondano i virgolettati e mancano - non a caso - le eventuali dichiarazioni di un sindaco qualunque dei 4 caricando queste apparenti responsabilità sulle spalle di due soggetti che parlano a esclusivo titolo personale (ognuno con i suoi motivi) senza avere naturalmente sentito in merito i propri 'iscritti' via - chessò - un'assemblea che entrambi si sono guardati bene dal convocare.

Sebbene regolarmente invitati all'incontro in cui venne discussa e presentata questa iniziativa, come regolarmente accade a Longarone sulle cose "Vajont", i due presidenti delle "associazioni" citate (ed i loro vice-presidenti vicari) hanno ritenuto di non dover essere presenti. E io lo so perchè io invece c'ero.

Ne consegue che quando si leggono nell'articolo anonimo i concetti di "quasi unanimità" (ammiccando ai sindaci) e i "due consigli all'unanimità" (riferito a Migotti e alla Coletti) si intende che 6 personaggi (oppure 8, tenendo conto anche dei due vice-presidenti) senza alcuna consultazione o confronto con i loro cittadini/iscritti "fanno sapere" attraverso un ventriloquo dell'ufficio Stampa della Fiera che "questa cosa non va bene" e che "lo hanno detto loro". Penoso.

E offensivo: prima di tutto alla Memoria, ma a Longarone succede questo, e ben altro.
Poi ai cittadini, longaronesi e non, dando loro (a noi, insomma) degli imbecilli o analfabeti, ché potrebbero essere indotti a firmare una nebulosa truffa suggerendo loro "però di informarsi bene su cosa va a firmare".

Questo fatto dà l'idea, lo spessore delle "finalità" di certi soggetti che - a parole, certo - dovrebbero difendere e coltivare la Memoria del Vajont. Ogni commento è superfluo.

Mario Passi d'altronde ha una chiave per poter digerire un comportamento apparentemente assurdo. Infatti scrive (in "Vajont senza fine") di quanto constatò nel '67:

"Sono costretto ancora una volta a riflettere sul dramma che da più di quattro anni sta vivendo questa gente. Rivedo i volti straniti, lontani, resi come assenti e inebetiti dal dolore, che incontravo il mattino dopo la tragedia. Ripenso al viaggio a Roma con il pullman delle donne prima del Natale 1963. Quella strana apatia, quel parlottare fra di loro, quell'interminabile raccontarsi ciò che tutte sapevano perché tutte l'avevano vissuto, ma come dovessero convincersi ancora che davvero era successo. Ricordo la freddezza, i lunghi silenzi nelle assemblee, nelle riunioni con i parlamentari, nelle più diverse occasioni d'incontro.
E mi do dell'imbecille. Presso di loro non possiamo cercare, perché non le avranno mai più, reazioni a misura di gente «normale». Come non capire che in quella terribile notte qualcosa si è spezzato per sempre dentro questa gente? E il tempo non serve a guarire simili ferite.

Quell'onda che hanno visto piombare sopra di loro da centinaia di metri d'altezza, quel soffio spaventoso, quel tuono «come di mille treni» che non riescono a descrivere, le loro case e le famiglie annientate: tutto troppo grande e inaccettabile perché una persona qualunque possa sopportarlo.
E così si sono dovuti costruire una maschera, una corazza dura fatta di silenzio, di lontananza, di apparente apatia. In loro, sorda e terribile, è solo cresciuta la misura insopportabile dell'offesa, della sofferenza patita, e il bisogno prepotente di una giustizia implacabile che presenti il conto ai colpevoli. Ho conosciuto persone che per inerzia hanno firmato la transazione con l'ENEL ma non hanno mai voluto toccare una sola lira del risarcimento depositato in banca a loro nome. Non hanno alzato un grido, non si sono abbandonati a un solo gesto di protesta e di violenza.
"

Occorrere allora domandarsi a chi giovi davvero affossare, far screditare la raccolta firme? Agli eredi - anche comportamentali - dei colpevoli. A chi sfugge da ogni confronto e presa di posizione (e dignità). Non rimane che da chiedersi le logiche che muovono questo personalissimo, legittimo, scandaloso "rifiuto", i motivi veri: fossero sensati e non comportassero problemi inconfessabili, se aiutano a fare chiarezza, a non coprire porcherie, ben vengano!
È ben vero che lo spettatore/lettore/elettore viene da qualcuno ritenuto (ce lo insegna il premier attuale) "un bambino dodicenne, e nemmeno tanto sveglio" cui si puo' raccontare (quasi) tutto e il contrario di tutto. Ma cominciando dallo stesso vice-presidente di Migotti, Italo Filippin di Erto (chiedeteglielo, come ho fatto io), i sentimenti e la ragione della maggior parte dei sopravvissuti e dei semplici cittadini sono diametralmente opposte. Niente di meglio che dare ad essi voce e un'opportunità di esprimersi, visto che le "informazioni dell'Ufficio Fiera" sono di questo tenore. O no?

L'amarissima lezione del Vajont è evidentemente questa: dietro le manifestazioni (inteso come cerimonie, comunicati stampa, 'messaggi' di sapore piu' o meno mafioso che giungono dalle segrete stanze dei burattinai, eletti o di rincalzo) si leggono profondo e bastardo disinteresse, intere$$e e intere$$i assortiti e consolidati, fetenti porcherie e molta confusione. Per alcuni, anche mentale: vedi ad esempio l'assessore Danielis.

Quello che fa veramente male, è constatare che nonostante le centinaia di morti, decine di altri cittadini sopravvissuti siano stati vessati da quarant'anni e oltre - particolarmente di recente ed in piu' occasioni - per imperscrutabili e torbidi motivi. E che i loro vessatori, gli insabbiatori attuali se la ridano e riescano localmente a riscuotere (anche in senso finanziario) da alcuni di loro ...consenso: variamente estorto. In quest'occasione annettendosi addirittura una loro apparente 'solidarietà', raccontata - in forma anonima - da uno scriba di corte, portavoce del Sindaco e suo sodale: gli eredi (3 persone 3, non di piu') degli agnelli scuoiati, come scrisse Mario Passi nel suo libro, oggi dànno ragione agli eredi dei lupi (e iene), ai loro ruffiani. Vessatori e quando occorra, ricattatori.

Questo, soprattutto QUESTO, è Vajont: "Vajont D.O.C.G.".

Come ebbi a scrivere amaramente nel defunto forum 'www.vajont.net' - dal febbraio 2005 opportunamente oscurato -, la "SADE" non si è mai mossa da queste valli. Si è solo trasformata e adattata, un collaudato trampolino di lancio per sottopoteri e sottogoverno. Una lobby nel Comune, una declinazione odierna dello "stato nello Stato" constatato negli anni '60 dal senatore DC (fino a una certa data, onesto) Bettiol. E i risultati, e i tifosi della SADE (i SADici) si individuano senza troppa fatica. Chi legge queste righe, chi ha tempo e voglia di informarsi (e di informare a sua volta!) tragga le personali valutazioni.

Le mie sono le seguenti: queste vicende longaronesi - e vajontine in genere - sono lezioni amare, sono materia di studio inesauribile per tesi universitarie. Per psicologi, storici, Cittadini. E per qualche magistrato tenace e curioso, io credo. Quanto ai giornalisti di vaglia (nonchè quelli d'accatto), ... stendiamo un velo pietoso. L'Agenzia Stefani del ventennio ha tuttora qualche emulo e/o nostalgico. Un "passato", che NON passa mai. Un Vajont senza sbocchi.
E grazie a questi, appunto, ... un Vajont senza fine.
Amen.

Tiziano Dal Farra, un bellunese in Udine.

P. S. = Nota: non è, la prima volta, e non sarà certo l'ultima, che la Lucia Vastano ha critiche da SADici locali e da chi ha interesse a obliare il "Vajont". Che viene ostacolata e denigrata per il suo lavoro ed il suo impegno. Fatte le debite proporzioni, è la stessa trafila patita dalla Merlin Costantina (Tina). In buona sostanza, un altro indizio emblematico di cosa significa, da Carlo Semenza in poi, la parola "Vajont".
Il Vajont dei ciarlatani, o peggio. Quello contro l'INFORMAZIONE.