BRANCHER Story

Un Biscione mezzo rosso
La shopville "Le Gru" di Grugliasco, alle porte di Torino, è il più grande centro commerciale d'Italia. E sorge in uno dei comuni più "rossi" d'Italia. Una joint venture italofrancese fra il gruppo parigino "Trema" e l'italiano Standa-Euromercato, cioè Fininvest, che ha affidato la costruzione dell'opera a due coop rosse, la torinese Antonelliana e l'emiliana Coopsette riunite nel consorzio 'Galileo Srl'. Nel 1993 la Procura di Torino fa arrestare per tangenti il sindaco Pds di Grugliasco Domenico Bernardi, l'ex sindaco Pci Angelo Ferrara, oltre a vari amministratori e politici Dc e Psi. I due sindaci confessano. Ma le uniche mazzette dimostrate arrivano dalla Trema. Confalonieri e Berlusconi, sentiti come testimoni, negano di aver mai pagato politici. Fra gli indagati ci sono sia Primo Greganti, l'uomo delle tangenti rosse a Torino, e il suo amico Aldo Brancher, numero due della «Fininvest comunicazioni» al fianco di Confalonieri e futuro deputato di Forza Italia e sottosegretario alle Riforme nel secondo governo Berlusconi.
Il primo ha seguito l'affare Le Gru in stretto contatto da un lato con le coop, dall'altro con la Standa in stretto contatto con Brancher. Emerge, fra i due, un rapporto che definire privilegiato è dire poco. Il Compagno 'G' e l'uomo del Cavaliere lavorano spalla a spalla, discutono affari, concludono operazioni immobiliari. Brancher fornisce a Greganti pure un telefono cellulare. Racconta a verbale Mary Daniel Puhl, allora collaboratrice e compagna di Brancher: «Brancher mi accennò al fatto che parte degli uffici romani della Promogolden (la società di Brancher, ndr.) dovevano essere messi a disposizione di Greganti, per cui successivamente firmai una delega indirizzata alla Sip di Roma per l'acquisto e l'uso di un telefono cellulare al Greganti stesso». I due, insomma, sono quasi soci. Ma negano di aver commesso reati: Brancher sostiene che l'attività della Promogolden non c'entra nulla con la Fininvest, mentre Greganti ammette di essersi interessato al reperimento di aree per centri commerciali in Piemonte da offrire al gruppo Fininvest, ma di averlo fatto in proprio, attraverso la sua società Lubar, e non per conto del partito. Entrambi verranno prosciolti. Resta il fatto che le aree prescelte per gli ipermercati Standa rientrano regolarmente in comuni amministrati da giunte rosse.

Peppone e Don Aldo
Oltre che della Procura di Torino, Brancher è pure cliente di quella di Milano, che il 18 giugno 1993 lo fa arrestare e condurre a San Vittore, dove sconterà tutti e tre i mesi di custodia cautelare. Senz'aprire bocca. Ex prete paolino, Brancher ha aperto il primo ufficio pubblicità di Famiglia Cristiana a Milano e ha fatto della rivista cattolica un giornale ricco e prospero. Poi però s'è scontrato col direttore, don Leonardo Zega, poco amante di certe disinvolture.
E, complice l'amore, ha gettato la tonaca alle ortiche per indossare la livrea del Biscione: prima alla concessionaria Publitalia con Dell'Utri, poi alla Fininvest Comunicazioni al fianco di Confalonieri, che gli ha affidato i "progetti speciali", cioè i rapporti con i partiti per gli spot elettorali sulle reti del gruppo. Nei tre mesi passati in cella, più volte visitato dal pool, Brancher non dice una parola e si guadagna l'appellativo di "Greganti della Fininvest".

«Quand'era a San Vittore -racconterà Berlusconi- io e Confalonieri giravamo intorno al carcere per metterci in comunicazione con lui». Telepatia perfettamente riuscita.
Brancher è accusato di aver versato 300 milioni al Psi e altri 300 a Giovanni Marone, il segretario dell'ex ministro della Sanità Francesco de Lorenzo (Pli), per poter piazzare sulle reti Fininvest gli spot della grande campagna pubblicitaria contro l'Aids, finanziata dal ministero con 30 miliardi all'anno. «Brancher - racconta Marone - prima venne da me a nome della Fininvest per raccomandarsi che alla Fininvest venisse riservata una maggiore fetta di pubblicità nelle campagne anti-Aids. E quando questo privilegio fu certamente realizzato, ritornò per mostrarmi un segno significativo di riconoscenza pagando 300 milioni in due rate». Ma dinanzi ai magistrati, Brancher si assume ogni responsabilità, senza inguaiare nessuno dei vertici Fininvest. Sostiene di aver agito in proprio anche stavolta, per gl'interessi della sua società Promogolden e non per quelli del Biscione. Per questo verrà comunque condannato in primo e secondo grado a 2 anni e 8 mesi di reclusione per finanziamento illecito e falso in bilancio. Che all'epoca, era ancora reato.

AGGIORNAMENTO 2010: bingo! > Brancher > Ministro dei Bongo.Leggi inoltre:

http://www.governo.it/Governo/Biografie/sottosegretari/brancher_aldo.html

http://www.palazzochigi.it/Governo/Biografie/sottosegretari/brancher_aldo.html

http://www.forzaitalia.org/gruppo/deputati/deputati.asp?codiceDeputato=30

http://www.mondodisotto.it/berluska/9latangentopolidelbiscione.htm

http://www.amicodelpopolo.it/medio/03/medio49.html

http://www.kaosedizioni.com/schtangenti_mazzettefininvest.htm

http://www.espressonline.it/eol/free/jsp/detail.jsp?m1s=null&m2s=a&idCategory=4791&idContent=1095199

http://www.onemoreblog.org/archives/005952.html

(a sinistra, nella foto, l'ex prete Aldo Brancher. A destra, De Lorenzi Giovanni, faccendiere di Longaron/Corleone)

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